La Crocetta (La Crosëtta in piemontese) è un quartiere della I Circoscrizione di Torino, poco più a sud rispetto al centro storico cittadino delimitato a nord da Corso Vittorio Emanuele II, a est da Corso Turati e da Via Sacchi, a ovest da Corso Mediterraneo e a sud da Corso De Nicola.
Storicamente una delle zone residenziali di maggiore prestigio, cominciò a svilupparsi a partire dal XVII secolo intorno all'omonima chiesa della Crocetta. (attuale Beata Vergine delle Grazie). Tra l'Ottocento e il Novecento ha raggiunto il suo massimo sviluppo urbanistico mantenendo la fama di quartiere aristocratico.
La zona compresa fra Corso Re Umberto e la Stazione di Porta Nuova è conosciuta come Borgo San Secondo ed è stata edificata a partire dal 1850 dopo lo spostamento della Piazza d'Armi ad ovest di Corso Re Umberto. Il nome del borgo si deve all'omonima chiesa, costruita per volontà di san Giovanni Bosco su progetto di Giuseppe Formento e consacrata l'11 aprile 1882, che rappresenta un esempio di costruzione nel gusto neo-medievale. La chiesa è stata costruita nel 1867; mentre la canonica, sempre del Formento, nel 1874.
In Corso Re Umberto 65, 67, nell’isolato compreso tra Corso Sommeiller e Via Governolo, si trova Casa Crescent, un edificio di gusto floreale ed organico di inizio Novecento, il cui nome francese si riferisce alla luna (crescente) e dunque il senso è casa a mezzaluna. L’edificio è stato progettato dal Vivarelli e realizzato nel 1911. Caratteristico è che questa casa si specchia idealmente in un'altra casa a 'crescent' poco distante, casa Gamna progettata dal Frapolli nel 1905.in corso Galileo Ferraris. Esse sono due case simili e probabilmente non a caso riflesse dall'asse di corso Einaudi.
In via Legnano si scopre un altro angolo raccolto e poco convenzionale del quartiere: ai n. 23 e 25 il medievalleggiante palazzotto d’Entereves in mattoni a vista e finestre a trifora e, poco dopo di fronte, un passaggio privato con una fila di casette di tre o quattro piani con facciate dai colori pastelli, che sembrano dei palazzi parigini in miniatura.
Spostandoci verso l’asse di via Sacchi, con i suoi portici – i più periferici dei 18 chilometri presenti in città, e via Turati, troviamo Casa Rey in Via Massena, 20, progettata dell'architetto Camillo Riccio nel 1885, Casa Giraudi costruita su progetto di Eugenio Bonelli nel 1906 in stile liberty all’angolo tra via Papacino e via Revel.
Altro siginificativo esempio dello stile liberty in zona, è la casa progettatata da Eugenio Mollino, padre del designer Carlo, all’angolo tra via Massena e Via Filangieri.
L’Ospedale MaurizianoUmberto I lega la sua esistenza alla Sacra Religione dei Santi Maurizio e Lazzaro, l’ordine cavalleresco sabaudo che venne riconosciuto da papa Gregorio XIII con la bolla del 13 novembre 1572. Investito l’ordine di compiti assistenziali, la fondazione del primo nosocomio “maggiore” era avvenuta per merito del duca Emanuele Filiberto (1528-1580), Gran Maestro della milizia, nel 1575, in seguito al dono di una casa con corte e orto nel quartiere di Porta Doranea, isola di Santa Croce, vicino alla Basilica Magistrale dei Santi Maurizio e Lazzaro (via Milano 20). Il grande ospedale sull’antico viale di Stupinigi venne progettato dal dottor Giovanni Spantigati e dall’ingegner Ambrogio Perincioli tra il 1881 e il 1885 e fu il primo nosocomio costruito in Italia a padiglioni: sintesi perfetta delle teorie igieniste dell’epoca.
Nell’Ottocento si riconobbe nella struttura l’impossibilità di procedere a migliorie. Nel 1881 il primo segretario dell’Ordine, Cesare Correnti (1815-1888), si fece promotore presso re Umberto I (1844-1900) della realizzazione di un nuovo ospedale che fosse lontano dal centro cittadino e che rispondesse a criteri di salubrità e di igiene. Individuato il sito lungo il viale di Stupinigi (all’altezza dell’attuale corso Filippo Turati), il progetto scaturì dalla collaborazione del direttore sanitario dell’ospedale, il dottor Giovanni Spantigati, e dell’ingegnere igienista, esperto in progettazione sanitaria, Ambrogio Perincioli (1840-1915). Posta la prima pietra l’11 novembre 1881, l’innovativo ospedale a padiglioni separati, il primo in Italia per tipologia, venne inaugurato alla presenza del re il 7 giugno 1885. Ampliato nel 1911-12, l’ospedale fu risistemato tra il 1926 e il 1930 ad opera dell’ingegnere Giovanni Chevalley (1868-1954).
A partire dal marzo 1944, nel reparto Infettivi del dottor Domenico Coggiola furono ricoverati e pertanto sottratti alla deportazione diversi ebrei, talora per intervento del magistrato Emilio Germano, futuro presidente di sezione in Cassazione. Con false certificazioni vennero trasferite dalle Carceri Nuove all'Ospedale Mauriziano, altre persone provenienti dall'infermeria del carcere, dove operava suor Giuseppina de Muro. L’ospedale Mauriziano fu bombardato numerosissime volte nel corso del secondo conflitto mondiale: cinque volte nel 1942 e altrettante nel 1943.
Il complesso, in cui vivono oggi un migliaio di famiglie, è stato oggetto di due importanti progetti di riqualificazione edilizia ed energetica, il Contratto di Quartiere e Polycity. Il Contratto di Quartiere ha permesso di realizzare un intervento di manutenzione straordinaria grazie a un finanziamento del Ministero dei Lavori Pubblici, della Regione Piemonte e di Atc. Parallelamente è stato realizzato Polycity, con un investimento della Commissione Europea, della Città di Torino, di Atc, del Politecnico, del Centro Ricerche Fiat e di Iride. L’intervento è stato coordinato dall’Università di Stoccarda e finanziato dall’Unione Europea, nell’ambito programma Concerto, che ha coinvolto tre diversi quartieri in tutta Euroopa: un’area alla periferia di Barcellona, un’area nei dintorni di Stoccolma e le abitazioni di via Arquata. Nell’ambito del progetto sono stati sostituiti oltre 500 infissi, è sono stati installati una centrale di cogenerazione per il teleriscaldamento del quartiere e impianti fotovoltaici per la produzione dell’energia elettrica per i servizi comuni.
Una pizzeria in zona, che fa molto ‘crocetta’, ovvero ‘radical chic’ al punto giusto è la Pizzeria Libery in Via Legnano, 8 dove viene servita una buona pizza: buon impasto e buoni ingredienti ma lungi dalla vera pizza napoletana con il cornicione alto; camerieri gentili e solleciti, prezzi un po' più alti della media per un prodotto finale che rimane comunque discreto.
Per il percorso completo e ulteriori approfondimenti:
L'altra Torino. 24 centri fuori dal centro da pag 49 a pag 56
Nessun commento:
Posta un commento