venerdì 20 settembre 2013

San Donato e Spina 3: lì, dove c'era l'industria pesante


La Spina 3, che con oltre 1 milione di metri quadrati, occupa la superficie più ampia di tutti gli intereventi delle cossidette Spine ed è uno dei più grandi interventi del Piano Regolatore di Torino, con investimenti complessivi nell'area di circa 800 milioni di euro, insiste sul quartiere di San Donato nell'area delimitata da via Nole, corso Mortara, corso Principe Oddone, via Savigliano, via Caserta, via Ceva, via Livorno, via Treviso e corso Umbria. Gli interventi urbanistici sono di tale portata che i media chiamano sovente questa area Spina 3 non riferendosi più a quartieri che ancora, urbanisticamente, sarebbero di riferimento.


A partire dal 2003 è attivo il cantiere per la realizzazione del Passante Ferroviario in corso Principe Oddone. Contestualmente a questi lavori, dopo anni di abbandono, è stata abbattuta l'intera area industriale delle vecchie fabbriche affacciate sulla Dora (Michelin e Teksid), dismesse alla fine degli anni ottanta. L'area è suddivisa in sette macrozone, create in corrispondenza di altrettanti fabbricati industriali dismessi intorno agli anni ottanta. Rispettivamente, i tre ex impianti siderurgici della ex Fiat Ferriere divenuta poi Teksid (Valdocco, Vitali, Valdellatorre), più gli ex stabilimenti Michelin, Paracchi, Fiat Nole, Ingest, fino alle Officine Savigliano. L'evento dei Torino 2006 ha contribuito alla trasformazione di questa porzione di quartiere dando vita a uno dei più grandi progetti di riqualificazione urbana.


Quasi al confine tra la nuova Spina 3 e il vecchio San Donato si trova in via Fossano, 8 la «cartiera»,  denominazione con cui l’edificio è ancora oggi conosciuto in quartiere, che proviene dagli anni Sessanta, quando lo stabile, in stato di abbandono dopo la chiusura della preesistente fabbrica di lime, è rilevato dalla «Cartiera di San Cesario» di Sesto San Giovanni ed utilizzato come deposito. Nel 1976 vi subentra la «Cartimbal», impresa specializzata nella trasformazione e commercializzazione di articoli cartacei per l’imballaggio. Negli anni Novanta, lo stabile, situato in un’area popolosa e degradata, è acquisito dal Comune di Torino, che con un intervento decennale riqualifica il sito. Il progetto di riqualificazione prende avvio con il “Concorso INU WWF di progettazione partecipata e comunicativa”, la cui prima fase inizia nel maggio del 2000. L’intervento vede dapprima la realizzazione di una scuola per l’infanzia, aperta nell’autunno 2007, di alcuni locali da destinare a centro giovanile e di un’area verde, e successivamente il completamento di una palestra, di una sala danza e di una di psicomotricità, di una arena all’aperto e l’ampliamento dell’area verde. Le attività del centro giovanile vengono avviate il 20 marzo 2010, l’inaugurazione ufficiale del Centro avviene il 29 settembre 2010. Quasi accanto al n° 16 la scuola Eduardo De Filippo ospitata nell’alto edificio a mattoni a vista, sede dell’ex-Tappetificio Paracchi.


Sempre sull'area ex Michelin l'insediamento Terrazze sul Parco Dora (finanziato dalla società Sviluppo Dora - Novacoop e da un gruppo di imprenditori milanesi) comprende nuovi insediamenti residenziali in corso Umbria, per complessivi 350 alloggi, progettati dallo studio di architettura Luzi e caratterizzati dall’ampio uso di mattoni a vista.
Uno dei pochi elementi mantenuti dello stabilimento Michelin è la torre evaporativa, costruita tra la fine degli anni Quaranta e il 1950, come impianto refrigerante per l’acqua utilizzata per il funzionamento di una turbina. L’altezza è di circa 30 metri e la forma è tipica degli impianti di raffreddamento, a cilindro, con le pareti sagomate a parabola proprio per ottimizzarne il rendimento; la struttura è in cemento armato. La caratteristica silhouette della torre evaporativa del complesso industriale, conservata e rifunzionalizzata, è ben visibile da tutta l’area e segna uno dei principali ingressi al Parco Dora.

L'area Vitali, nello spazio dove sorgevano, le ferriere Teksid è racchiusa tra via Orvieto, via Verolengo, via Borgaro e l'attuale corso Mortara (interessato dall'interramento in tunnel). Il recupero, firmato dallo studio di architetti francese Buffi Associés, è stato già in parte realizzato lungo via Orvieto, attraverso la realizzazione di un comprensorio di terziario (il Vitalipark), più un misto di residenziale e terziario che comprende l'ipermercato della catena Bennet, l'Art Hotel Olympic ed una torre di 55 metri. Tutte queste strutture si affacciano su una piazza pedonale interna. L'isolato deve essere completato dalla costruzione di un complesso residenziale a sud di via Verolengo, completato da una torre da 70 metri ad uso terziario ad ovest della stessa, che si affaccierà quindi in largo Borgaro.
L'area Vitali è la più ampia del parco, si estende per 89.000 m², ed è caratterizzata dalla forte presenza delle preesistenze industriali. Prende il nome dall’omonimo stabilimento delle Ferriere Fiat che sorgeva sull'area. Domina l'area l'imponente struttura del capannone dello strippaggio, di cui sono stati conservati gli alti pilastri in acciaio dipinti di rosso ed una parte della copertura. Sotto la grande tettoia trova posto uno spazio multifunzionale attrezzato con campetti da gioco (calcetto, basket, tennis, pallavolo, rampa per skate) e progettato per ospitare manifestazioni e attività sportive; accanto ad essa si sviluppa un vasto giardino, che si articola attorno ai pilastri della smantellata acciaieria alternando aiuole, aree gioco e una passerella sopraelevata in acciaio zincato.

La passerella percorre longitudinalmente l’area e permette il collegamento tra la terrazza del lotto Mortara e il settore Ingest, scavalcando via Borgaro; la passerella è accessibile tramite scale realizzate a ridosso di torri in cemento armato appartenenti all’ex acciaieria, conservate e rese accessibili. Degli stabilimenti industriali sono state conservate inoltre tre vasche di decantazione cilindriche trasformate in giardini acquatici, e l’edificio per il trattamento delle acque caratterizzato dalle quattro torri di evaporazione. Una luminaria a led rosse corre sotto la passerella; una seconda luminaria a led blu corre sotto il tetto del capannone; un terzo sistema di luminarie, verdi, addobba le quattro torri di evaporazione. Questo sistema di illuminazione contribuisce a rendere suggestiva l'area anche nelle ore serali.

Durante gli anni di attività, lo stabilimento Vitali ospitava la più grande delle acciaierie del complesso delle Ferriere Fiat, nella quale erano prodotti i lingotti per i semilavorati destinati alla produzione di lamiere, tubi e molle. L'acciaieria Vitali si componeva di due capannoni affiancati e connessi tra loro, disposti parallelamente all’asse di corso Mortara, ospitanti le differenti fasi di lavorazione: da nord verso sud, si trovavano i settori dei servizi, dei forni, della colata e dello strippaggio. Della parte più grande dell'acciaieria, corrispondente ai primi tre settori, è stata rimossa la copertura, mantenendo le torri in calcestruzzo e gli imponenti pilastri, che segnano la scansione dei diversi comparti di lavorazione; la tettoia conservata corrisponde al più piccolo dei capannoni dell’acciaieria Vitali, quello dello strippaggio. La denominazione del capannone deriva dall'operazione che in esso veniva effettuata: lo "strippaggio", ovvero l'estrazione dei lingotti d'acciaio dallo stampo in cui vengono prodotti, effettuata mediante un pistone comandato idraulicamente per colpire vigorosamente la lingottiera. Il lungo muro in calcestruzzo che ancora oggi corre parallelo al capannone dello strippaggio delimitava a sud il parco rottami dell’acciaieria: qui, sulla rete ferroviaria interna allo stabilimento, che partendo dallo scalo Valdocco attraversava lo stabilimento Valdocco e via Livorno, arrivavano i vagoni carichi di rottami da destinare alla fusione per la produzione dell’acciaio.


Nell'area tra piazza Piero della Francesca, via Valdellatorre e via Nole, è stata costruita la nuova sede della curia di Torino. Il complesso include anche la nuova chiesa del Santo Volto, progettata dall'architetto Mario Botta e costruita tra il 2004 e il 2006; il progetto è è stato dettato  dall'esigenza, come dichiarava il Cardinal Poletto, di "fornire il servizio religioso al nuovo quartiere" e di costruire, in forme monumentali, la prima chiesa del XXI secolo. La chiesa del Santo Volto si compone di sette torri perimetrali alte 35 m, di una sala polivalente sotterranea e di una serie di locali nei quali operano gli uffici della curia torinese per una superficie di 12000 m2. L'interno, molto luminoso grazie ai raggi di luce che penetrano perpendicolarmente dalle alte torri, ha una capacità di 700 posti. Alle spalle dell'altare si staglia il Santo Volto della Sindone, cui è stato aggiunto l'effetto pixel, stilizzato con la tecnica dei mattoncini di terracotta posti in rilievo. Come elemento di continuità tra la preesistente acciaieria e l'attuale chiesa è stata lasciata la vecchia ciminiera: un campanile post-moderno, avvolto da una struttura metallica elicoidale che dà un senso di slancio verso la croce posta sulla sommità. Le campane invece si trovano ai piedi della ciminiera, di fianco alle gradinate che danno accesso al sagrato.


Nell'area Michelin nord, insieme ad altri interventi previsti, è stato realizzato il principale villaggio media per le Olimpiadi costituito da tre torri da circa 70 metri che si affacciano su corso Mortara. Dopo le Olimpiadi  viene modificata la distribuzione interna degli edifici per ricavare 440 appartamenti, di cui 117 vengono acquisiti dalla Città di Torino e destinati a edilizia residenziale pubblica, assegnati mediante criteri volti a garantire un equilibrio nel tessuto sociale. Le restanti unità abitative vengono destinate al mercato libero o all’affitto secondo diverse modalità di canone agevolato.
Il complesso, denominato comunemente Torri Michelin Nord, è compreso nel quadrilatero delimitato da via Orvieto, corso Mortara, via Mondrone e via Tesso. Le tre torri hanno caratteristiche simili, hanno 21 piani di altezza e sono orientate verso corso Mortara, delineando così un insieme architettonico ben definito. Tuttavia, sono state progettate da tre diversi architetti e hanno tre altezze diverse: la torre est è alta 74 metri ed è stata progettata dallo studio AI, insieme alla parte di isolato che si affaccia sul parco; la torre centrale è alta 78 metri ed è stata progettata dallo studio Picco, insieme all'edificio posto in prossimità dell'angolo nord-est dell'isolato; la torre ovest è alta 72 metri ed è stata progettata dall'architetto Giorgio Rosenthal, insieme agli edifici che si affacciano su via Orvieto. Sei edifici più bassi sono inoltre disposti lungo il perimetro del lotto e unificati tramite un basamento comune, che consente anche di superare il dislivello di 5 metri che caratterizza l’area.
 
Di fianco alle Torri Michelin Nord, l’edificio della Società Nazionale Officine di Savigliano è un simbolo dell’industrializzazione metalmeccanica torinese; collocato lungo la strada per le valli di Lanzo, segnò il volto della periferia settentrionale della città. L'edificio oggi ospita la galleria commerciale SNOS e gli uffici torinesi della Seat Pagine Gialle; prima della Snos, l’area aveva accolto la Saia, la Galoppo e la cascina Grangetta. Si tratta di un tipico e significativo esempio di edilizia industriale in cemento armato dei primi decenni del Novecento: su un primo nucleo, sorto intorno al 1889, viene edificato il fabbricato su progetto datato 1917, a firma dell'ing. Enrico Bonicelli e ampliato e rimaneggiato fino agli anni 40 con il risultato di uno stile architettonico molto simile a quello del Lingotto.

Il programma di riqualificazione urbana di Spina 3 prevede poi la realizzazione del Parco Dora (450.000 m²), le cui linee guida sono state definite dall'architetto Andreas Kipar e la progettazione allo studio Peter Latz e associati. Sarà anche in gran parte "stombato" il fiume Dora Riparia che fu interrato all'epoca dell'espansione industriale torinese nel tratto tra via Livorno e corso Principe Oddone e il fiume tornerà quindi a scorrere in superficie lungo tutto il suo corso. 
 A completamento dell'ambizioso e radicale processo di riqualificazione è stata abbattuta anche la famigerata sopraelevata di corso Mortara, consentendo al quartiere San Donato di ricongiungersi ai confinanti quartieri Borgata Vittoria e Madonna di Campagna tramite la realizzazione di un sistema di rotonde, sottopassi stradali e un nuovo, modernissimo ponte sulla Dora. Il nuovo ponte sulfiume Dora Riparia costituisce il "nuovo collegamento viabile" tra le vie Livorno e Orvieto in sostituzione dell’attuale Ponte Amedeo IX il Beato, con separato progetto, recuperato e riqualificato per una destinazione ciclabile – pedonale. Il nuovo ponte sulla Dora in acciaio cor-ten, ancora privo di denominazione, è realizzato tra il 2009 e il 2011 nell’ambito della trasformazione di Spina 3, a integrazione del mutato assetto infrastrutturale dell’area, insufficiente ormai per smaltire il traffico indotto dai nuovi insediamenti e dal mutato assetto viabilistico dell’area. Il nuovo ponte affianca a ovest quello preesistente e ha una larghezza di circa 32 metri e ospita due carreggiate, ciascuna a due corsie, separate da banchine verdi e da una fascia centrale riservata al trasporto pubblico.
Il ponte è composto da una campata unica, di circa 43 metri di luce, e ha una struttura di travi di acciaio, rinforzata da stralli in acciaio ancorati a due elementi a forma di V posizionati sulle banchine centrali della carreggiata. Le parti metalliche che costituiscono la trama strutturale della soletta del ponte e le ringhiere laterali sono caratterizzate dalla colorazione bruna naturale dell’acciaio cor-ten, richiamo formale alle grandi strutture legate alle produzioni siderurgiche che hanno caratterizzato il recente passato dell’area.
Il progetto è curato dalla Città di Torino con la consulenza dello Studio De Ferrari Architetti e dell’ing. Diego Menardi; il ponte è stato inaugurato il 21 luglio 2011.

Molte delle trasformazioni nell'area di Spina 3 sono già state realizzate: in primo luogo l'Environment Park, uno dei due parchi tecnologici torinesi nati da operazioni di trasformazione urbana. Esso sorge sulle aree ex Teksid (circa 25.000 m²) ed è stato realizzato tra il 1997 ed il 2000 su progetto di Emilio Ambasz, Benedetto Camerana e Giovanni Durbiano, attraverso finanziamenti dell'Unione europea e rappresenta un’esperienza originale nel panorama dei Parchi Scientifici e Tecnologici in Europa per aver saputo coniugare innovazione tecnologica ed ecoefficienza.
Environment Park è articolato in due Business Unit, rispettivamente dedicate alla gestione immobiliare del complesso e all’attività di ricerca e innovazione: quest’ultima, in particolare, si è storicamente sviluppata intorno al concetto di eco-efficienza, con un approccio tipicamente trasversale alla tematica ambientale selezionando quattro ambiti operativi: bioedilizia, progetti ambientali, energia e plasma.
Il progetto architettonico ha fatto riferimento ai principi basic della green architecture, come la riduzione generale dei consumi energetici e dell’impatto ambientale, il ricorso a fonti di energia rinnovabile, l’adozione di tecniche naturali di gestione dei fabbricati e la scelta di materiali non inquinanti o riciclabili. In particolare il tetto verde , ovvero ricoperto da erba e arbusti, consente di ridurre il costo di realizzazione degli impianti e quello di gestione del complesso – per via del buon isolamento estivo e invernale – e soprattutto il consumo globale di energia, migliorando il microclima, il filtraggio delle polveri inquinanti dell’aria e dell’acqua piovana e l’abbattimento dell’inquinamento acustico urbano.


All'interno dell'Environment Park, con ingresso da corso Umbria 84, è visitabile a partire dal 2004 il MuseoA come Ambiente  2004, un parco scientifico tecnologico che ospita gli uffici di numerose piccole aziende impegnate nei settori dell'high-tech e dell'ambiente, sistemati in edifici che rispettano i criteri della bioarchitettura.
Il museo "A come Ambiente" è un museo interattivo e multimediale che si rivolge in particolare alle scuole e alle famiglie, ma che riesce a coinvolgere il pubblico di ogni età. Dedicato all'educazione ambientale il museo si divide in tre sezioni, ciascuna dedicata a uno specifico tema: l'energia/i trasporti, i rifiuti e l'acqua. Un "guscio", struttura esterna all'edificio principale, ospita le mostre temporanee. La visita a ogni sezione, guidata dagli animatori, consiste in proiezioni video, giochi, laboratori, allestimenti e soprattutto exhibit, ovvero "macchine" concepite per permettere al pubblico di interagire e sperimentare.

Sempre nel comprensorio Valdocco, a sud dell’Enviroment Park, è stato realizzato il progetto residenziale “Le Isole del Parco” degli Architetti Isola Associati: 8 isolati prevalentemente residenziali, impostati su di una piastra sopraelevata di 6 m sul livello stradale e al suo interno, per l’affaccio su via Livorno, contiene volumi per autorimesse e attività commerciali .
I diversi edifici hanno altezza variabile, da un minimo di 6 ad un massimo di 22 piani per La Torre situata a nord, che rappresenta uno degli edifici più alti della città (70 m).;
Il tema principale del progetto è il disegno degli assi viari che lo attraversano ed in particolare dalla conformazione del grande viale che si collega al Parco mediante un percorso verde, fino alle sponde della Dora, estendendosi per tutta la lunghezza del complesso da nord a sud. E’ inoltre caratterizzato da ponti pedonali grazie ai quali è possibile l’attraversamento dei due percorsi veicolari in senso est – ovest. Un terzo passaggio sopraelevato continua la “rambla” attraversando il corso sottostante.  Gli edifici residenziali hanno accesso da rampe poste sugli spigoli dei lotti attraverso un grande arco coperto da un tetto.  Le superfici interne delle corti, sistemate con parti a verde ad uso condominiale o privato, intendono porsi per gli abitanti del quartiere come aree di aggregazione, il cui carattere di raccoglimento è sottolineato dalla disposizione dei balconi di grandi dimensioni che vi si affacciano, quasi tangenti fra loro.
La scelta dei materiali di facciata e del loro colore, abbinati ai colori delle ringhiere e dei pilastrini dei balconi con toni variabili tra il verde e il blu , conferisce agli isolati una differenziazione cromatica ed un’identità urbana propria.

Poco distante dal complesso residenziale “Le Isole del Parco”, è stato inaugurato nel 2003 il Centro Commerciale Dora (comprensivo della multisala cinematografica The Space, ipermercato Ipercoop, una galleria commerciale e parcheggio multipiano).
Al cuore del progetto la grande piazza su due livelli, aperta e circostritta dal centro commerciale, ristoranti, negozi, una multisala e un’articolazione di edifici destinati a commercio e terziario. Un intenso sistema di collegamenti verticali, ponti, balconate e percorsi pedonali verdi che permette di percorrere lo spazio a vari livelli e lungo diversi assi, mettendo in comunicazione la piazza con il parco della Dora e la città. Il progetto inverte la tipologia prevalente dei centri commerciali, chiusa e artificiale, introducendo un nuovo grado di libertà e criticità nel rapporto con lo spazio commerciale e della città. L’area è un “organismo” di edifici diversi, in cui ogni volume ha una funzione, ma con rimandi reciproci nel disegno puro dei volumi e nei materiali.

Per il percorso completo e ulteriori approfondimenti: 


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