giovedì 13 marzo 2014

Nizza Millefonti. Tra le acque e la Fabbrica: passato, presente e futuro (verso l’alto)

Il quartiere di Nizza Millefonti (Nissa Milafont in piemontese) fa parte, insieme ai quartieri Lingotto e Filadelfia, della IX Circoscrizione, a sud-est della città di Torino.
Compreso tra Corso Bramante a nord, Corso Maroncelli a sud ed il fiume Po a est, Nizza Millefonti è esteso essenzialmente in lunghezza; ad ovest invece, il quartiere costeggia l'adiacente zona Lingotto, con cui confina lungo il polo multifunzionale omonimo, l'impianto eno-gastronomico Eataly, l'Oval Lingotto, la stazione ferroviaria di Torino Lingotto, e il futuro comprensorio - grattacielo della Regione Piemonte, attualmente in costruzione, e con i relativi collegamenti a ovest attraverso il sottopassaggio stradale Lingotto, il ponte-cavalcavia di Via Passo Buole e la passerella olimpica pedonale del centro commerciale del Lingotto.

Il nome deriva da Nizza, per la via omonima che lo attraversa lungo tutto il lato ovest, chiamata storicamente così perché indirizzava verso le coste sud della Francia e infatti l'attuale piazza Giosué Carducci si chiamava anticamente Barriera di Nizza (Bariera 'd Nissa) , così come la parallela via Genova; Millefonti perché la zona, in tempi remoti, era appunto costituita da piccole sorgenti sotterranee a ridosso del fiume Po, in particolare in corrispondenza dell’attuale Parco Millefonti, delimitato delimitato da Corso Unità d’Italia, Corso Dogliotti, ponte Balbis, sponda sinistra del Po e il confine con Moncalieri nei pressi della confluenza del Sangone con il Po.

Storicamente va ricordato anche il nomignolo "Molinette", tramandato sia all'odierno Ospedale Maggiore San Giovanni Battista, sia alla sottozona in cui sorge (e cioè adiacente P.za Carducci), il cui nome deriverebbe o dall'esistenza di antichi mulini sulla sponda del Po (che si ricollegherebbe anche al nome Millefonti), oppure dall'esistenza di un solo ed unico mulino.
Nel XVII secolo, quando l'accesso a Torino era delimitato solo da Barriere doganali, sull'odierna Piazza Carducci sorgevano soltanto due magazzini merci di tre piani, con un ampio porticato, uno a destra e uno a sinistra dell'odierna Via Nizza: con l'ampliamento della città e l'abolizione delle dogane, i due magazzini vennero poi demoliti.
Un antico edificio di spicco fu la Villa Robilant, del 1731, simbolo tangibile della ricchezza e del prestigio del casato. Fu poi acquistata da Giovanni Agnelli all'inizio del XX secolo, divenendo prima una sede delle Commissioni Interne, quindi abbattuta per far spazio alla costruzione della Fiat Avio; insieme alla nascita del primo stabilimento industriale automobilistico della Fiat Lingotto (1915-1922) a fianco della già esistente ferrovia, tutta la zona, insieme al vicino quartiere Lingotto, fu rapidamente popolata. Oggi la storica Fiat Lingotto è dismessa da anni, e viene usata solo più per ricordo e come area congressi dell'azienda; tuttavia, il comprensorio e le palazzine satellite sono stati riqualificati in ciò che è un odierno e vasto polo multifunzionale, chiamato sempre "Lingotto", preso anche dal nome del quartiere limitrofo.

Nel corso della seconda guerra mondiale, a causa della sua estrema vicinanza alla via ferrata e alla Fiat, Nizza Millefonti fu pesantemente bombardato; solo pochi edifici rimasero in piedi, quasi tutti quelli della vecchia Piazza Carducci crollarono. Fu colpita pesantemente anche la Fiat Lingotto, che subì enormi danni. L'attuale conformazione del quartiere è piuttosto quella degli anni della ricostruzione, principalmente anni cinquanta, sessanta e settanta. Nel corso degli recenti decenni, durante gli scavi per lavori pubblici, nella zona furono ritrovate diverse bombe aeree inesplose sganciate dagli anglo-americani durante il 1944; in particolare una fu ritrovata sotto i giardini di Via Giulio Bizzozzero, poi una nel 2004 nella zona ex-Avio Fiat durante i lavori per la costruzione dell'Oval Lingotto, quindi nel 2011 durante i lavori della Metropolitana di Torino. Oltre a questi ordigni, durante degli scavi per il cambio delle tubature nel 1996, in Via Gavello venne alla luce l'antica rampa che collegava il deposito sotterraneo di tram a cavalli che si trovava sotto l'odierno deposito Gruppo Torinese Trasporti (ex ATM), a fianco della Piazza Carducci.
Inoltre su via Nizza, durante gli scavi del prolungamento della Metropolitana di Torino, nel 2005 furono rinvenuti altri reperti archeologici del VII secolo di vestigia longobarde già facenti parte della collezione rinvenuta nella stessa area intorno al 1910.

Le arterie principali del quartiere, che collegano il centro di Torino alla zona sud, sono Via Nizza, che parte proprio da Porta Nuova e a partire da Piazza Carducci, che prima è a doppio senso di marcia, diventa a senso unico in direzione Moncalieri, Via Genova (che costeggia per un lungo tratto l’Ospedfale Moluinette ed è a senso unico in direzione da Moncalieri al centro di Torino), Via Ventimiglia e Corso Unità d'Italia, entrambe quest’ultime a doppio senso di circolazione)
I nuclei abitativi storici della zona erano Borgata Millefonti, nei pressi della cinta daziaria Nizza, Tetti Frè, compreso tra le vie Tenda e, Osterietta, in corrispondenza dell’incrocio tra via Nizza, Via Vinovo e Via Passo Buole,  le quali verranno man mano  inglobate in un tessuto urbano più fitto e denso per la crescita parallela di impianti produttivi  che, da piccoli laboratori,  arrivano  a essere industrie di rilievo caratterizzanti la zona per quasi tutto il Novecento. La Riv, la Carpano, la  Fiat sono gli esempi emblematici che ancora oggi segnano il quartiere con i loro edifici quasi intatti ma,  a causa del processo di de-industrializzazione, completamente rivisitati nelle funzioni. 

La RIV nasce dall’iniziativa di Roberto Incerti, meccanico emiliano, che nel 1904 aveva cominciato a produrre cuscinetti a sfera in un piccolo laboratorio in via Marochetti. L’attività di Incerti attira l’attenzione di Giovanni Agnelli senior, che comprende il potenziale economico dei cuscinetti a sfera, che la Fiat sino ad allora era costretta a importare. Nel 1906 Incerti presenta un brevetto, il primo in Italia, concernente nuove tecniche per la realizzazione di cuscinetti a sfera che dà l’avvio   alla produzione su larga scala nello stabilimento RIV di Villar Perosa (acronimo di Roberto Incerti Villar Perosa).  Con la prima guerra mondiale la produzione viene riconvertita a fini bellici e il numero dei dipendenti arriva a sfiora le 2.000 unità.
Negli anni Venti l’espansione della produzione rende necessaria la costruzione del nuovo stabilimento in via Nizza 150 a Torino.La specializzazione nella meccanica di precisione fa della RIV un punto di riferimento per l’industria bellica e, nel secondo conflitto mondiale, diventa un obiettivo sensibile per l’aviazione alleata. Lo stabilimento di Torino subisce numerosi bombardamenti, il più grave dei quali si verificherà nel novembre del 1943, causando la morte di 70 lavoratori. Il dopoguerra è caratterizzato dalla ricostruzione degli impianti danneggiati e da una rapida ripresa produttiva. Negli anni Sessanta, problemi di competitività dei prodotti RIV rispetto ai concorrenti internazionali portano l’azienda alla fusione nel 1965 con la svedese SKF, a seguito della quale nel 1971 il sito produttivo di Torino viene dismesso e su quel terreno è stato costruito il centro direzionale bancario UniCredit (ex-CRT).

Nel 1786 Antonio Benedetto Carpano inventa il suo primo vermouth in una nota e frequentata bottega in piazza Castello, di proprietà del liquorista Luigi Marendazzo. Nel 1847 l’attività passa al nipote Giuseppe Bernardino, fondatore della Fabbrica di Liquori e Vermouth G.B. Carpano; quando la ditta passa ai figli Luigi e Ottavio, nel 1889, comprende due negozi per la vendita all’ingrosso e al minuto (nelle piazze Castello e Vittorio Emanuele, ora piazza Vittorio Veneto) e due magazzini oltre la cinta daziaria (in Barriera di Nizza e a Carmagnola). A fine Ottocento Carpano è tra i maggiori produttori di vermouth piemontesi e partecipa all’Esposizione Generale Italiana a Torino nel 1898. È a inizio Novecento che avvia la sua crescita industriale, con la costruzione di uno stabilimento produttivo in via Nizza, ampliato fino a raggiungere i 5.000 mq. Nel 1917 la società passa a Matilde Govone, moglie di Ottavio, che nel 1940 vende agli industriali torinesi Turati. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, alla Carpano lavorano 34 operai. I bombardamenti del 1943 distruggono quasi completamente la fabbrica, ma con l’appoggio delle banche i Turati riescono a ricostruirla e a far riprendere l’attività a ritmi elevati, decretandone il successo economico e commerciale. Il vermouth Carpano è conosciuto a livello mondiale e diventa l’aperitivo per eccellenza negli anni del boom economico. “Re Carpano”, creato da Armando Testa, è il protagonista della pubblicità aziendale dell’epoca, campeggiando nelle sponsorizzazioni sportive. Nel 1980 Silvio Turati e il figlio Attilio muoiono; la contessa Romilda Bollati di Saint Pierre, moglie di Attilio, prosegue l’impresa fino a quando nel 1982 cede il marchio alla società Branca, che trasferirà la produzione a Milano.

A partire dal 2005, lo stabilimento è stato completamente ristrutturato e recuperato per ospitare il nuovo grande progetto di Eataly, il più grande centro enogastronomico del mondo e uno dei luoghi di maggior richiamo a livello nazionale ed internazionale creato dalla mente geniale di  Oscar Farinetti in collaborazione con le cooperative del sistema Coop (Coop Liguria, Novacoop e Coop Adriatica) dove acquistare, degustare e studiare cibi e bevande di elevata qualità.
Esteso su una vasta area espositiva di circa 11.000 mq., non si tratta di un semplice mercato, perché ai prodotti sono associati i relativi saperi e sapori, alla portata di quanti sono interessati ad approfondire le proprie conoscenze sui prodotti buoni, ma anche puliti e giusti.

Una grande kermesse di itinerari del gusto ed aree tematiche didattiche, corsi di educazione alimentare o corsi di cucina tenuti da famosi chef del territorio regionale e nazionale, attività come degustazioni, aperitivi coi produttori, una biblioteca tematica e vari eventi dedicati ai prodotti del territorio. Inoltre nell'area ristorazione (8 ristoranti tematici, la caffetteria, l’agrigelateria e la pasticceria per gustare tutti i giorni oltre 100 piatti di cucina tradizionale) è possibile degustare cibi di notevole qualità direttamente sul posto o usufruire di un servizio di gastronomia da asporto. L’obiettivo che si pone è provare a percorrere una nuova via nel sistema della distribuzione alimentare e della commercializzazione dei migliori prodotti artigianali, ispirandosi a parole chiave quali sostenibilità, responsabilità e condivisione. Eataly vuole dimostrare che esiste la possibilità di offrire a un pubblico ampio cibi di alta qualità a prezzi sostenibili comunicando, al tempo stesso, i criteri produttivi, il volto e la storia di tanti produttori che costituiscono il meglio dell’enogastronomia italiana. A memoria del passato industriale della struttura, è stato allestito al primo piano, nelle stanze che un tempo costituivano l’archivio documenti e gli spazi dedicati all’estrazione delle erbe, alla combinazione degli ingredienti e alla conservazione degli estratti, il Museo Carpano: un percorso museale che fa rivivere i momenti salienti della storia e della produzione del vermouth Carpano.

Il Lingotto di Torino è  oggi uno dei più grandi centri multifunzionali d'Europa..
Nel corso della propria vita, lo stabilimento, chiuso tra Via Nizza (dal numero 230 al 294) ed un ramo del passante ferroviario di Torino, produsse decine di modelli di automobili, come la Torpedo, la Balilla, la Topolino, la Fiat 1100 R e la sportiva X 1/9 con la rivoluzionaria posizione centrale del motore. L'attività produttiva fu interrotta nel 1982, in seguito allo spostamento della produzione in altri impianti; l'ultimo modello in produzione è stato quello della Lancia Delta prima serie.

Lo stabilimento FIAT del Lingotto fu progettato e costruito, a partire dal 1915, dall'ingegnere Giacomo Mattè-Trucco, insieme con altri progettisti come Francesco Cartasegna e Vittorio Bonadè Bottino, il progetto strutturale fu realizzato dall'ingegner Giovanni Antonio Porcheddu, concessionario per l'Italia del brevetto per l'utilizzo del metodo Hennebique per la realizzazione di strutture in conglomerato cementizio armato sul modello degli stabilimenti della casa automobilistica statunitense Ford. I lavori durarono dal 1916 (quando fu iniziata la costruzione dell'Officina di Smistamento), al 1930, anche se l'inaugurazione avvenne nel 1922, alla presenza del re d'Italia. Nell'opera di Le Corbusier Vers une architecture (1923), dove sono esposte le sue teorie sulla nuova architettura, nel capitolo conclusivo del saggio, intitolato Architettura o Rivoluzione, sono riportati alcuni esempi di soluzioni innovativa, fra questi vi sono alcune immagini dell'edificio dove viene evidenziata la soluzione dell'autodromo sul tetto.
L'ingegnere meccanico Ugo Gobbato, esperto nella razionalizzazione delle attività produttive e chiamato alla FIAT dal senatore Agnelli nel 1918, venne affidata la responsabilità di smantellare le varie piccole officine Fiat sparse per Torino, e organizzare il trasferimento coordinato di macchinari e impianti al Lingotto, del quale ne assunse altresì la direzione, dimettendosi nel 1928, dopo aver raggiunto il pieno regime produttivo. Le officine erano formate da due lunghi corpi longitudinali, destinati alla produzione delle automobili, di oltre cinquecento metri di lunghezza, uniti da cinque traverse multipiano, dedicate a servizi per il personale. Alle estremità dei corpi lunghi furono costruite, tra il 1923 e il 1926, due rampe elicoidali, sempre su progetto di Mattè Trucco. In questo modo le automobili potevano accedere dal piano terra direttamente alla pista di collaudo, costituita da due rettilinei di oltre quattrocento metri di lunghezza, collegati da due curve sopraelevate.
Ispirata ai principi del taylorismo, che aveva come obiettivo principale la funzionalità produttiva, la struttura era costruita in cemento armato e aveva cinque piani.
La facciata esterna, presentava elementi decorativi che preannunciavano i temi del Razionalismo italiano. La palazzina uffici, costruita nel 1926, era dedicata a direzione, amministrazione, mensa e altri servizi.

Nel 1982 una società a capitale misto, guidata dalla Fiat, promosse una "consultazione" internazionale (il comune chiedeva un concorso di idee) per la ristrutturazione ed il recupero dello stabilimento, appena dismesso; ma tra i 20 progetti presentati non fu individuato un vincitore. Nel 1985 fu incaricato della ristrutturazione l'architetto genovese Renzo Piano.
Simbolo dell'archeologia industriale, la fabbrica è stata divisa attraverso un lungo processo di ristrutturazione tra diverse funzioni: terziario, abitazioni e alberghi, con la precedenza all'uso culturale. All'esterno la struttura è rimasta inalterata, ma all'interno le strutture sono state profondamente modificate per venire incontro alle nuove esigenze. Nel corso degli anni sono stati ricavati negli spazi del Lingotto un centro esposizioni (nel 1992), un centro congressi e un auditorium (nel 1994), due hotel (nel 1995), un centro servizi, vari uffici direzionali, un'area dedicata interamente allo shopping, con decine di negozi, bar e ristoranti (nel 2002), una pista di atterraggio per elicotteri.
La prima manifestazione organizzata nella fabbrica ristrutturata è stata il Salone dell'automobile, nel 1992. In pochi anni il centro esposizioni ha acquisito importanza: ospita oggi la Fiera Internazionale del Libro, il Salone del gusto, il Salone del vino, Artissima-fiera d'arte moderna e contemporanea, e molte altre manifestazioni di livello nazionale e internazionale.
All'interno dell'hotel Le Meridien è stato creato un giardino tropicale, mentre lo stesso hotel è stato collegato al centro congressi tramite un percorso pedonale sopraelevato dedicato allo shopping, chiamata "8 Gallery" (dalla parola "otto" contenuta nel nome "Lingotto"). Sopra la Torre Sud è stata costruita, sempre da Renzo Piano, la cosiddetta Bolla, una sala riunioni attrezzata e panoramica da 25 posti, realizzata in acciaio e cristallo, con vista sulle Alpi e sulla pista parabolica del Lingotto, ristrutturata ed è tuttora usata per le presentazioni di nuove automobili.
Nel Lingotto si trova oggi anche un cinema multisala con 11 sale, l'UCI Cinemas Lingotto, che per alcuni anni ha ospitato il Torino Film Festival.
Nella palazzina uffici, infine, restaurata da Roberto Gabetti e Aimaro Isola, sono stati insediati, infine, gli uffici direzionali di alcune aziende, tra cui la FIAT, tornata al Lingotto nel 1997. Sono stati collocati qui anche alcuni uffici del TOROC, il comitato organizzatore dei XX Giochi olimpici invernali.

Inaugurata nel 2002 all'ultimo piano del complesso del Lingotto, la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli raccoglie una selezione di opere tratte dalla loro collezione personale. Lo "scrigno" è stato disegnato sempre dall'architetto Renzo Piano per contenere una sorta di "tesoro" artistico: lo stile architettonico rappresenta un'astronave di cristalli che riprende simbolicamente lo stile futurista della fabbrica originaria. La collezione comprende 25 opere d'arte scelte da Giovanni e Marella Agnelli, più alcune esposizioni temporanee. Sono presenti tra gli altri dipinti di Canaletto, Matisse, Balla, Picasso, Bellotto e due opere scultoree del Canova.

Un argomento a parte di questo quartiere è la sotto-zona a ridosso del Fiume Po, storicamente chiamata Italia '61, compresa tra Piazza Polonia, Corso Maroncelli, Via Ventimiglia e via Zuretti. Fu un area riqualificata appunto nel 1961 in occasione del Centenario dell'Unità d'Italia, quando si crearono diverse infrastrutture immerse in un nuovo parco, tra le quali i padiglioni fierisitici del Palazzo del Lavoro (altrimenti detto Bureau International du Travail - B.I.T.) su progetto del 1959 dell'ingegner Pier Luigi Nervi, con la collaborazione dell'architetto Giò Ponti e di Gino Covre, ed del Palavela, progettato nel 1959 dagli arch. Franco Levi e da Annibale e Giorgio Rigotti (con il nome di Palazzo delle Mostre), e  ristrutturato e reinterpretato da Gae Aulenti per  i Giochi Olimpici del 2006 per ospitare le gare di pattinaggio artistico e short track; oltre a questi, furono realizzati i nuovi padiglioni fieristici tra il fiume Po e Corso Unità d'Italia, che dal 2005 ospitano un centro di formazione denominato "International Labour Office" (I.L.O.) come sede succursale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, il cinerama o "Circarama", cinematografo su schermo circolare di 360°, di fianco al Palavela, una monorotaia (ad oggi smantellata) che attraversava l'area da Nord a Sud, il grattacielo in vetro del CTO su Corso Unità d'Italia, un laghetto artificiale, il Museo dell'Automobile e lo stesso Corso Unità d'Italia, chiamata la radiale dai torinesi, che permette un veloce penetrazione nella città di Torino.

Il Museo dell'Automobile di Torino sorge su Corso Unità d'Italia, a ridosso dell'ultimo prolungamento sud del Parco del Valentino, che prende il nome di Parco Millefonti. Il Museo Nazionale dell'Automobile di Torino (MAUTO), precedentemente intitolato a Carlo Biscaretti di Ruffia ora a Giovanni Agnelli, ed è considerato tra i più importanti e antichi musei dell'automobile del mondo.
Il Museo dell'Automobile nasce nel 1932 da un'idea di due pionieri del motorismo nazionale, Cesare Goria Gatti e Roberto Biscaretti di Ruffia (primo Presidente dell'Automobile Club di Torino e tra i fondatori della Fiat). Il museo, ospitato nella sede progettata dall'Architetto Amedeo Albertini, rappresenta uno dei pochi edifici costruiti appositamente per ospitarvi la collezione di un Museo e costituisce anche un raro esempio di architettura moderna; vanta una delle collezioni più rare ed interessanti nel suo genere, quasi 200 automobili originali, dalla metà dell'800 ai giorni nostri, di oltre ottanta marche diverse, provenienti dall'Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Spagna, Polonia e Stati Uniti.

Nel 2002 i vertici del Museo iniziano a pensare ad un'opera di rinnovamento dell'Ente, sono trascorsi quarant'anni ed il Museo è ormai datato ed obsoleto, è necessario un cambiamento che lo renda più appetibile e il vincitore del concorso internazionale del 2005 per il rinnovo del Museo è stato il raggruppamento composto dall'Architetto Cino Zucchi, la Recchi Engineering srl e la Proger spa. Il progetto vincitore articola il rapporto tra la percezione veloce da corso Unità d'Italia e la definizione di un ambito pedonale più raccolto in corrispondenza del suo innesto su via Richelmy.
In sintonia con molti esempi europei contemporanei, le funzioni propriamente espositive sono integrate da una serie di attività complementari che faranno vivere il Museo dell'Automobile a tutte le ore del giorno e della sera; diventando un elemento trainante del rinnovo urbano del quadrante sud della città.
Il progetto dell'Architetto Zucchi è valorizzato con gli allestimenti dello scenografo franco-svizzero Francois Confino. L'esperienza acquisita da Francois Confino in altri progetti simili (a Torino ha già allestito il Museo del Cinema), ha aiutato ad immaginare un concetto inedito che posizionerà il Museo di Torino all'avanguardia nel campo dell'arte di esporre le auto. Il filo conduttore è "l'auto osservata come creazione del genio e dell'immaginazione umana" e ciò, innanzitutto, al fine di far conoscere e di valorizzare l'immenso bacino di talenti, l'estro creativo, l'artigianalità e le capacità imprenditoriali esistenti a Torino ed in Piemonte.
Da segnalare la vettura a vapore Bordino, costruita a Torino nel 1854, il triciclo a vapore di Enrico Pecori (1891), la vettura Bernardi (1896), la vettura Fiat 1901 e la mitica Itala 1907, che vinse la gara Pechino-Parigi nel 1907 (16.000 km. in 44 giorni); e ancora l'autotelaio Lancia "Lambda" (1923), il coupé de ville Isotta Fraschini 8A (1929) e la Cisitalia 202 del 1948.
Per la produzione estera, ben documentata, degne di nota la Ford T (1916) e la Rolls-Royce "Silver Ghost" del 1914.

Dal 2011 è in corso una grande opera nell'area ex-Avio/ponte di Via Passo Buole al confine con la zona Lingotto, dove sorgerà il comprensorio dell'altissima torre del Grattacielo della Regione Piemonte, per ospitare la Giunta, il Consiglio e gli uffici dell’amministrazione regionale del Piemonte. Il grattacielo, su progetto dell’architetto Massimiliano Fuksas secondo per altezza in Italia dopo la Torre Unicredit a Milano alta 231m, prevede 42 piani di cui due interrati: 41 saranno destinati a ufficio mentre l’attico del 43º piano ospiterà un bosco pensile accessibile al pubblico. Il progetto ha subìto numerose modifiche che ne hanno determinato la riduzione in altezza, da quella originale di 220 m a quella definitiva di 210 m. Sulle facciate è prevista l’installazione di 1.000 m² di pannelli fotovoltaici per garantire per quanto possibile l’autosufficienza energetica, unita alla costruzione di grandi superfici vetrate per ridurre la necessità di ricorrere a luce artificiale.
La superficie complessiva sulla quale sorgerà il grattacielo è di circa 70.000 m² ma sono previsti circa 60.000 m² di spazi accessori e opere esterne che prevedono anche l’insediamento di esercizi commerciali al fine di rilanciare lo sviluppo del quartiere. Il progetto del grattacielo si inserisce in uno più ampio, che prevede la realizzazione di un nuovo quartiere residenziale capace di ospitare circa 5.000 abitanti e la nuova stazione ferroviaria Lingotto, con una struttura a ponte che collegherà l'attuale scalo esistente.



In zona è possibile inoltre visitare il Centro Storico Fiat, inaugurato nel 1963, ospitato nella sede torinese di via Chiabrera in un edificio in stile liberty che è il risultato dell’ampliamento, eseguito nel 1907, del nucleo originario dell’azienda: le officine di corso Dante. Oggi, il Centro Storico Fiat ospita una vasta collezione di automobili, cimeli, modellini e manifesti pubblicitari di artisti che ricostruiscono la storia dell’azienda. Sono diversi i pezzi esposti nelle sale: dalla prima vettura, dalla 3½ Hp, all’impressionante “Mefistofele”, che nel 1924 batté il record mondiale assoluto di velocità. Ma non mancano altri esemplari come il primo trattore, il Fiat 702 del 1919, l’autocarro 18BL, che motorizzò le truppe italiane nella prima guerra mondiale, la Littorina, protagonista del trasporto ferroviario a partire dagli anni ’30 e il velivolo disegnato da Giuseppe Gabrielli e poi adottato dalla NATO, il caccia G91.



Proprio difronte, il condominio 25 VERDE: una recentissima costruzione residenziale immersa nel verde che risponde a tutti i princìpi della bioarchitettura progettata dagli arch. Luciano Pia e Ubaldo Bossolono. Un’area di 3500 mq, che fino a qualche anno fa ospitava uffici, rasa al suolo, per ospitare abitazioni all’interno di un micro – ecosistema in cui la natura fà da filtro tra l’ambiente metropolitano e quello domestico; una superficie complessiva di 9.000 metri quadrati, divisa da una parte abitativa e da un vero e proprio parco interno, piantumato con alberi e animato dalla presenza di due laghetti artificiali attraversati da passerelle aeree. Il condominio di sei piani prevede la presenza di 50 alberi nel cortile interno e di altri 150 disseminati attorno all’edificio inframmezzati da strutture in acciaio riproducenti le forme di piante e rampicanti e  incastrati tra un terrazzo e l’altro, oppure piantati all’interno di grandi vasi di 3,5 m di diametro, dando limpressione al complesso di reggersi su un’infilata di tronchi. L’autonomia energetica dell’edificio viene in parte garantita dalla sfruttamento dell’energia geotermica e la vicinanza al fiume Po infatti consente lo sfruttamento delle falde acquifere sottostanti la zona. E’ presente un generatore elettrico a pompa di calore che consente di trasferire acqua sanitaria e acqua per il riscaldamento nel periodo invernale e aria fresca per il raffreddamento delle stanze, nel periodo estivo e inoltre la presenza di una cisterna in grado di raccogliere l’acqua piovana da riutilizzare per l’irrigazione del giardino e dei tetti verdi.



Per una sosta gastronomica durante il percorso, l’offerta è quanto mai diversificata: si può scegliere tra le specialità abruzzesi della Trattoria Da Cinzia in Via Madama Cristina, 165, quasi Piazza Carducci, dove in un ambiente d’antan (è aperta dal 1972) è possibile degustare le specialità tipiche abruzzesi (i titolari sono originari di Castiglione Messer Marino in provincia di Chieti) tra cui spaghetti alla chitarra (fatti a mano), maltagliati con cozze e ceci, sagne e ceci, arrosticini, qualche specialità di pesce (soprattutto cozze, vongole, molluschi e crostacei) e molti dolci tipici (bocconotti, ostie con miele e mandorle,  parrozzi al cacao), oppure la cucina modesta e ruspante dellla Trattoria del FIAT –Fate In Fretta a Tavola dove si segnalano in particolare la Pasta e fagioli (sempre in menù) e la Torta 500 al cioccolato, i ristorantini di Eataly restano una certezza unendo varietà e qualità e per concluedere in dolcezza ci si può affidare ai gelati della Agrigelateria Sanpe’ o alla deliziosa pasticceria di Montersino, sempre ad Eataly, oppure un ottimo gelato in uno delle gelaterie storiche di Torino (è aperta dal 1960): DaSilvano in Via Nizza, 142.

Per il percorso completo e ulteriori approfondimenti:
L'altra Torino. 24 centri fuori dal centro

http://it.wikipedia.org/wiki/Nizza_Millefonti

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