mercoledì 26 marzo 2014

Mirafiori Sud: lungo i muri (della Grande Fabbrica) verso un castello (che non c’è più)


Mirafiori Sud (Mirafior Sud in piemontese) è un quartiere della periferia sud di Torino, che ne costituisce la X Circoscrizione.
Confina a nord coi quartieri Mirafiori Nord e Lingotto, a sud con Nichelino e a ovest con Beinasco attraverso il torrente Sangone e ad est con Borgo San Pietro (frazione di Moncalieri). Mirafiori deriva dal nome di un antico castello-reggia sabaudo, andato distrutto. Il quartiere fu poi noto soprattutto per l'impianto industriale della FIAT torinese, in passato molto produttivo, tanto che rese questa zona una delle più popolose della città.

Uno dei quartieri più vasti di Torino, tanto da costituire una Circoscrizione a sé, si può dividere in alcune principali macrozone: l'area occidentale, occupata principalmente dal Cimitero Sud, detto anche Cimitero Parco, che è anche il secondo cimitero della città, e dal raccordo della A55 di corso Orbassano; area stabilimento FIAT, compresa tra corso Orbassano, corso Tazzoli, corso Giovanni Agnelli, corso Unione Sovietica e via Carlo Biscaretti di Ruffìa, via Aristide Faccioli, via Plava, e via Gian Carlo Anselmetti, ed essenzialmente occupata solo da impianti industriali; area residenziale, chiamata il Villaggio, tra Via Biscaretti di Ruffia e Via Plava, nata negli anni sessanta come "Città Giardino" (nome poi assegnato ad un rione del confinante quartiere di Mirafiori Nord), in quanto inizialmente sorta con costruzioni basse, e via via popolata da alti palazzi, durante la crescita occupazionale della Fiat Mirafiori negli anni sessanta, microquartiere delle Cime Bianche, tra via Gian Carlo Anselmetti e corso Unione Sovietica e altro microquartiere compreso tra Corso Unione Sovietica, strada delle Cacce, Via O. Vigliani, Strada Castello di Mirafiori, vasta area verde del Parco Colonnetti, che comprende gli impianti sportivi del CUS Torino e quelli scientifici del C.N.R., sorto sui resti dell'antico Aeroporto di Torino-Mirafiori, altrimenti detto "Campo di Volo Mirafiori" o "Aeroporto Gino Lisa" e infine microquartiere Basse di Mirafiori, rione costituito da case basse e compreso tra via Artom e il confine coi comuni di Moncalieri (via Sestriere) e di Nichelino (torrente Sangone).

La parte occidentale del quartiere fu inizialmente popolata da alcuni insediamenti di una piccola comunità benedettina dell'Ordine cistercense di Staffarda del XIII secolo, presso quella che, qualche decennio dopo, da semplice Grangia diventerà una fortificazione, detta Castello del Drosso, sui confini con il vicino Comune di Beinasco, oggi ancora in buone condizioni.
“Mirafiori” invece, deriva dal Castello di Miraflores, oggi inesistente, quest'ultimo sorto intorno al 1580 sulle rive settentrionali del torrente Sangone, sui resti di una pre-esistente villa detta La Pellegrina, già proprietà di tal Emanuele Filiberto Pingone e rivenduta ai Savoia. Il Castello Miraflores fu quindi donato da Carlo Emanuele I alla sposa Caterina d'Asburgo e di Spagna nel 1585, da cui il nome in spagnolo. Intorno a tale reggia, si formò quindi un piccolo borgo, detto appunto di Mirafiori che nel corso degli anni è stato come inghiottito dai palazzi moderni che qui dagli anni ’50 hanno iniziato a costruire in modo intensivo. Dopo vari momenti di confronto con gli abitanti del quartiere, il Comune di Torino e la Circoscrizione 10 hanno avviato i lavori di riqualificazione per dare da una parte un nuovo volto moderno ma che contemporaneamente mantenesse la tradizione storica di questo incrocio di vicoli a sud di Torino e segnalasse quelli che erano un tempo le attività commerciali e istituzioni educative e culturali.
 
Coeva del borgo sopravvivono  su strada Castello di Mirafiori la cascina Cassotti Balbo (al civico 22) e  la Chiesa della Visitazione di Maria Vergine e di San Barnaba costruita nel 1617, per iniziativa di Vittorio Amedeo I.

La fondazione della chiesa e dell'annesso convento avvenne nel 1617, per iniziativa del duca Vittorio Amedeo I di Savoia. La chiesa nacque come esempio di stile barocco rustico con una facciata in ammattonato senza arricciatura. La pianta è a croce greca, composta da una navata centrale e da due cappelle laterali, quella sulla destra dell'ingresso dedicata a san Bernardo, mentre quella a sinistra a san Barnaba. Presso l'altare di quest'ultima venne sepolta la contessa di Mirafiori, Rosa Vercellana detta la Bela Rosin, il cui blasone venne dipinto sul soffitto. La chiesa venne eretta a parrocchia nel 1724. Una scossa sismica durante il terremoto del 1980 fece crollare il campanile della parrocchia, danneggiando inoltre seriamente parte del convento. Ad oggi è ancora sede di funzioni religiose, anche se sul retro è stata costruita una chiesa parrocchiale più moderna sempre dedicata a San Barnaba.

I poderi più antichi e le botteghe furono costruite lungo la Strada del Castello, delle quali, ad esempio, si attesta la morte di un panettiere durante la peste del 1599. Il Castello cominciò il suo declino già durante le incursioni francesi del periodo 1646-1706, mentre i Savoia decisero di costruire le loro residenze presso le attuali reggia di Venaria e la Palazzina di caccia di Stupinigi, quest'ultima un po' più a sud di Mirafiori. In questo periodo, proprio grazie alla nascente Palazzina di Stupinigi, venne costruito un enorme viale alberato che doveva collegare con il centro città, il cosiddetto "Viale Stupinigi", che diventerà l'attuale Corso Unione Sovietica; è infatti il corso principale che taglia in lunghezza l'attuale quartiere.
Nel 1867 poi, il conte Balbo donò alla comunità parrocchiale un terreno, dove fu possibile creare un piccolo cimitero nel 1876, di cui ne restano ancor oggi tracce tra corso Unione Sovietica e il torrente Sangone. Dal 1884 circa, anche una linea tramviaria raggiunse il piccolo borgo, attraverso una vaporiera della linee per Vinovo-Piobesi, che però verrà dismessa nel secondo dopoguerra.

Il Castello di Mirafiori quindi, cadde definitivamente in rovina sul finire del XIX secolo, ai tempi di Rosa Vercellana, soprannominata la "Bela Rosin", Contessa di Mirafiori-Fontanafredda e moglie morganatica di Vittorio Emanuele II. A causa dell'incuria, e soggetto continuamente alle esondazioni del vicino torrente Sangone, le rovine del Castello furono praticamente abbattute nel 1888-1890, periodo in cui fu completato l'adiacente Mausoleo dedicato alla Bela Rosin.
L’edificio, noto come il Pantheon di Mirafiori, per lo stile neoclassico che ricorda per la forma il Pantheon di Roma, luogo di sepoltura del marito Vittorio Emanuele II, fu costruito tra il 1886 e il 1888 su progetto dell'architetto Angelo Demezzi per volere dei figli di Rosa Vercellana per accogliere le spoglie della madre, più nota come la Bela Rosin. La pianta circolare ha un diametro di circa sedici metri e altrettanti di altezza. All’esterno, il frontone riporta le insegne dei conti di Mirafiori e il motto "DIO PATRIA FAMIGLIA".
Nel 1970 il Comune di Torino acquista il sepolcreto dall'ultima discendente di Rosa Vercellana, Vittoria Guerrieri Gromis di Trana e nel 1972 il parco fu aperto al pubblico. Dopo un periodo di abbandono e atti vandalici, i resti di Rosa Vercellana e dei suoi discendenti sono trasferiti al Cimitero Monumentale di Torino. Tra il 2001 e il 2005 sono stati realizzati i lavori di restauro dell’edificio e sono state apportate alcune modifiche: l'altare è stato spostato nella parte posteriore, il mosaico originale è stato sostituito con un parquet in legno, tranne che nelle nicchie, è stato realizzato un trompe l'oeil nella parte superiore, per ricordare il soffitto a cassettoni e l'apertura al centro della cupola è stata chiusa da una copertura in vetro sormontata dalla croce, a ricordo della destinazione originaria dell'edificio.

Nel 1906, proprio a Mirafiori nacque il primo ippodromo di Torino, nell'area dell'attuale Via Guala. In quell'epoca, fu il cuore di un’ippica di rango e di spessore, diretto da nobili come il conte Giuseppe Tarino do Gropello, il conte Vittorio Balbo Bertone di Sambuy, o il conte Enrico Marone Cinzano, ed ancora Federico Tesio, fino alla lunga permanenza nei consigli d’Amministrazione della stessa famiglia Agnelli, e della prospiciente fabbrica Fiat Mirafiori. L'ippodromo fu poi definitivamente dismesso nel 1958, per lasciare spazio ad un nuovo rione di palazzi.
Nell'inverno 1910-11 nacquero, inoltre, le officine aeronautiche, quindi l'Aeroporto di Torino-Mirafiori (detto anche "Campo di Volo Mirafiori" o "Aeroporto Gino Lisa"), poi utilizzato prevalentemente a scopi militari. Verrà quindi dismesso nel secondo dopoguerra, per lasciar spazio all'attuale area verde del Parco Colonnetti, e coinciderà col passaggio dell'aviazione torinese dapprima all'Aeroporto Aeritalia di Corso Marche (Torino Ovest), poi all'Aeroporto di Torino-Caselle, a nord-ovest della città (1953). Dalla fine degli anni ‘80 su quel territorio sorge il Parco Colonnetti, un parco cittadino di 385.800 m², che, assieme ai vicini Parco Sangone-Parco Piemonte, più il Parco Boschetto di Nichelino, formano una area verde periferica pressoché contigua di oltre 600.000 metri quadrati. Il Parco fu intitolato all'ingegnere e matematico torinese Gustavo Colonnetti e oggi si presenta completamente ristrutturato e dotato di percorsi interni, aree gioco per bambini, un percorso ginnico, fontane ed una vasta area è stata lasciata "selvatica" per permettere il mantenimento della fauna locale. Il CUS Torino ha qui molti dei suoi impianti sportivi principali, inclusa una pista di atletica.

Realtà importante del Parco Colonnetti, proprio all'ingresso del parco all'incrocio tra via Artom e via Panetti, è La Casa nel Parco, una nuova struttura, realizzata da parte del Settore Urbanizzazione del Comune di Torino, nell’ambito del Programma di Recupero Urbano di Via Artom. L’edificio ha una superficie di 400 mq, è suddiviso in due parti collegate da un porticato coperto ed è dotato di ampie vetrate e di un tetto seminato a erba, calpestabile.
La Città di Torino ha affidato la struttura alla Fondazione Mirafiori che a sua volta, con un bando pubblico, ne ha assegnato una parte alla cooperativa 'Il Sogno del Cavaliere' che gestisce La Locanda nel Parco, una caffetteria-ristorante. L'altra parte, invece, è attrezzata per diventare uno spazio di lavoro, di incontro, di condivisione a disposizione di tutte le organizzazioni che lavorano per il quartiere e di coloro che sono portatori di proposte che arricchiscano e stimolino il tessuto socio culturale locale e nello spazio di pertinenza intorno alla Casa sono ospitate iniziative sociali, culturali, artistiche e formative accessibili a tutti che mirano ad accrescere la conoscenza e la frequentazione del Parco Colonnetti, non solo da parte degli abitanti del quartiere, ma di tutta la città e l'area metropolitana sud.

L’altro polmone verde della zona, verso il confine con il comune di Nichelino, è il GOLF CLUB STUPINIGI con oltre 10 mila piante presenti, di 150 specie diverse, distribuite su una superfice di quattordici ettari e molto ben attrezzato per la pratica del gioco del golf.
Il Golf Club è sorto negli anni Cinquanta come driving range, per iniziativa del carrozziere Vittorio Viotti; il sodalizio vent'anni più tardi acquisisce una sua precisa identità con l'arrivo di Lauro Beltrame, il primo presidente, ed un pugno di soci fondatori. Al campo pratica si affianca il percorso a 9 buche; nel 1973 giunge l'affiliazione con il nome di Circolo Golf Stupinigi.
Un circolo a dimensioni contenute che ha potuto contare, però, sull'opera di professionisti del calibro di Alfonso Angelini, Marius Mencagli, Pippo Calì (giocatore del Senior Tour) e Dino Canonica (che vi insegna tutt’ora ) e  che ha forgiato giocatori quali Emanuele Canonica, figlio di Dino, che su questo campo ha costruito il suo drive.

FIAT Mirafiori è il più grande complesso industriale italiano nonché la fabbrica più antica in Europa ancora in funzione. Occupa una superficie di 2.000.000 di mq e al suo interno si snodano 20 chilometri di linee ferroviarie e 11 chilometri di strade sotterranee che collegano i vari capannoni. La palazzina degli uffici, che si affaccia su corso Giovanni Agnelli, è un edificio di 5 piani lungo 220 metri, ricoperto di pietra bianca di Finale. Nel suo comprensorio lavorano oggi circa 5.400 operai e l'unica vettura attualmente in produzione è l'Alfa Romeo MiTo.
Lo stabilimento fu progettato fin dal 1936 essendosi ormai rivelato insufficiente il precedente stabilimento della Fiat, quello del Lingotto.
Venne inaugurato il 15 maggio 1939 in presenza di Mussolini stesso, ma quella che doveva essere una cerimonia trionfale del regime, divenne una manifestazione di ostilità verso esso. Il Duce si trovò a parlare in un clima di freddezza dei lavoratori, segnati dal rincaro dei viveri dovuto alla politica dell'autarchia e dal timore dell'imminente guerra, che lo spazientì al punto di abbandonare il palco quando ad una sua domanda rivolta alla folla ricevette risposta solo da poche centinaia di persone sulle 50.000 presenti.
Il primo modello che sarebbe dovuto essere prodotto era la Fiat 700, un progetto rimasto incompiuto a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale. La produzione automobilistica partì realmente solo nel 1947 con la seconda serie della 500 A e la rilocalizzazione delle linee della Fiat 1100, precedentemente costruita al Lingotto.

Il 5 marzo 1943 iniziò nell'officina 19 dello stabilimento lo sciopero degli operai. In pochi giorni 100.000 lavoratori incrociarono le braccia: fu la prima grande ribellione operaia che si estenderà presto in tutte le fabbriche del Nord Italia. Passati alla storia come gli "scioperi del marzo 1943", segnarono l'inizio del crollo del regime fascista e rappresentarono il primo, vero e corale episodio della Resistenza antifascista. Danneggiata seriamente dai bombardamenti aerei durante la Seconda Guerra Mondiale, la fabbrica viene ricostruita e ampliata con un progetto di sviluppo che culmina con il raddoppio, ultimato nel 1958. A partire dal dopoguerra lo stabilimento divenne il luogo del grande sviluppo industriale di Torino carico di nuovo benessere, ma anche di grandi tensioni sociali.
Nel 1956 venne inaugurato l'ampliamento chiamato "Mirafiori-Sud", dove vennero localizzate ed ampliate le attività dello stampaggio lamiere e delle lavorazioni meccaniche (motori e cambi), mentre nell'area originale (ora chiamata Mirafiori-Nord) rimasero la lastratura, la verniciatura, l'assemblaggio, le finizioni e la pista di prova, oltre a lavorazioni minori.

Nel 1969 in piena espansione economica una grande agitazione dovuta alla scadenza triennale del contratto di lavoro dei metalmeccanici diede vita all'autunno caldo. Le rivendicazioni contrattuali si unirono alle rivendicazioni degli studenti dando vita ad un movimento che scuoterà l'Italia per oltre un decennio. Nei primi anni 70 lo stabilimento viene aggiornato per accogliere le linee di produzione di un modello molto importante per la gamma Fiat: la berlina 131 che - per rendere onore allo stabilimento che raggiunse l'apice produttivo e tecnologico in quegli anni - venne battezzata dalla Fiat come 131 Mirafiori e fu il primo modello a reintrodurre una denominazione alfa numerica. La 131 venne prodotta dal 1974 al 1983 in 1.513.800 esemplari.

Nell’area industriale oggi dismessa compresa fra corso Orbassano e corso Settembrini gestita da TNE (Torino Nuova Economia) ha preso vita a partire da ottobre 2011 la nuova Cittadella del Design e della Mobilità Sostenibile del Politecnico di Torino. Si tratta di un nuovo importante progetto per il futuro della Città fortemente voluto dagli Enti locali, da TNE e dal Politecnico di Torino che hanno sottoscritto l’accordo di programma che definisce obiettivi, tempi e modalità di realizzazione dell’intera iniziativa. La Cittadella politecnica per la mobilità soddisfa due grandi obiettivi: contribuisce a riqualificare una fetta importante dell’area di Mirafiori inserendola nel più ampio progetto di sviluppo di corso Marche della Provincia di Torino e testimonia anche e soprattutto la ferma volontà degli Enti di continuare a scommettere sul futuro dell’automotive valorizzando al massimo potenzialità e punti di forza di Torino come l’alta formazione, la ricerca, la capacità di innovazione, il design. La costruzione moderna, al n° 178 di corso Settembrini, che si inserisce perfettamente nel contesto industriale preesistente, è stata progettata dallo studio Isola Architetti che hanno ben interpretato l’esigenza di conciliare modernità e funzionalità con il contesto di fabbrica in cui è inserito. Il Centro è composto da tre blocchi per complessivi 7.500 m2 con aule, laboratori e spazi per servizi (dalla mensa alle aule studio) per circa 1.000 studenti. La seconda parte del progetto relativa alla Cittadella della Mobilità prevede la creazione di un campus nel quale potranno essere insediate su una superficie di ulteriori 15.000 m2, nuove attività formative quali ingegneria dell’autoveicolo, centri di ricerca, spazi per incubatori di impresa per nuove start-up e piccole e medie imprese che sceglieranno di operare in partenariato con l’Ateneo.

Il 2 luglio 2007, in un'area riqualificata dello stabilimento di Mirafiori, in via Plava 80, viene inaugurata l'Officina 83, sede del nuovo Centro Stile di Fiat Group Automobiles (Centro Stile FGA), il polo di riferimento per tutte le attività di stile di Fiat Group. Qui vengono concepiti i nuovi modelli dei marchi FIAT, Alfa Romeo, Lancia, Abarth, Maserati, FIAT Professional, Iveco e CNH.
Il Centro Stile FGA, con all’interno 200 persone circa, è organizzato in 9 dipartimenti: FIAT e Abarth Style; Lancia, Alfa Romeo e Maserati Style; Fiat Professional, Iveco e CNH Style; Cross Style; Color & Material; CAS e Pre-Engineering; Workshop e Style Planning.
Il primo stabilimento industriale della Fiat Mirafiori fu costruito nel 1939 e dall’inizio degli anni cinquanta, Torino diventa quindi capitale indiscussa delle grandi ondate di migrazione interna, che l’espansione dell’industria automobilistica richiama soprattutto dalle regioni meridionali. Nell'arco di un decennio, agli inizi degli anni sessanta, la popolazione nel quartiere decuplicò, arrivando a circa 40.000 abitanti.
Nel 1962 il Comune deliberò l'incremento del piano "Torino Casa", con la previsione di costruire circa 800 alloggi da assegnare in locazione. Tra il 1963 e il 1971 l'intervento pubblico di società come Gescal, Iacp e Poste favorì la costruzione di quasi 17000 alloggi. Le aree più popolari-operaie furono soprattutto presso i casermoni di Strada del Drosso e le zone di Via Farinelli, Via Vigliani/Via Artom. L'area di Via Artom, prospiciente il nascente Parco Colonnetti e di proprietà del Comune e dell'Università agraria, fu quindi destinata a edilizia residenziale pubblica; i nuovi quartieri, denominati M22, M23 e M24 comprendevano anche otto edifici di nove piani, costruiti tra il 14 aprile 1965 e il 14 aprile 1966, provvisti di 780 alloggi realizzati con tecnica di prefabbricazione integrale, un brevetto francese già definito "obsoleto" nel paese d'origine. Di questi appartamenti, 87 furono assegnati a famiglie che avevano chiesto un cambio di alloggio, 321 a vincitori di concorso pubblico, 342 a persone trasferite in modo coatto dai baraccamenti delle casermette di Borgo San Paolo (1500 individui, in media 6-7 persone per 35–38 m², con punte anche di 16-17 persone, indigenti, sinistrati, alluvionati del Polesine, ex internati) e dal casermone di via Verdi (dopo la demolizione del quale fu costruito il Palazzo delle Facoltà umanistiche, Palazzo Nuovo). Gli ex baraccati erano per lo più giovani da fuori del Piemonte, immigrati con la speranza di un miglioramento sociale e economico, che con difficoltà riuscirono poi a far fronte agli affitti relativamente alti imposti dal Comune.

Negli anni settanta, le aree del quartiere più popolari-operaie, in primis Via Artom, assunsero una connotazione negativa nell’identità attribuitale dagli altri abitanti del quartiere Mirafiori e del resto della città, poiché caratterizzate da una concentrazione di persone con problematiche sociali, vere e proprie aree isolate fisicamente e socialmente dalle zone circostanti. Erano dunque nati i "quartieri-dormitorio", palazzoni privi di servizi, di scuole, di strade asfaltate, di trasporti pubblici per il collegamento con il resto della città. Tra il 1975 e il 1983, l'allora Giunta comunale torinese di Novelli cominciò a rivolgere attenzione al quartiere, realizzando in particolare spazi di aggregazione e opportunità per gli anziani (bocciofile) e per i ragazzi (campi di calcio, impianti sportivi), scuole dell’infanzia e dell’obbligo, servizi sociali e sanitari, migliori collegamenti con i trasporti pubblici. Dalla fine degli anni novanta si possono individuare rinnovati segni di attenzione dell’amministrazione comunale, attraverso un P.R.U. (Piano di Recupero Urbano) e alcuni interventi che collegano maggiormente il quartiere al territorio circostante,come la costruzione del nuovo ponte sul torrente Sangone e il potenziamento di alcune linee di trasporto pubblico.

Al momento dell’abbattimento dell’edificio di via Garrone 73 (28 dicembre 2003) e dello smantellamento di via Artom 99, 349 alloggi su 780, il 45%, erano ancora abitati dagli assegnatari originari o da un familiare o convivente, subentrato per voltura del contratto di locazione; 349 famiglie per quarant’anni hanno abitato, e molte di queste continuano ad abitare, in via Artom, in cui hanno ormai radici profonde.
Il 2006 fu l'anno di piena riqualificazione del quartiere, e di Torino in genere, grazie alle Olimpiadi Invernali e quindi allo sfruttamento degli impianti sportivi del Parco Colonnetti, di cui rimase il ricordo delle due mascotte, "Gliz e Neve", ancor oggi raffigurate sull'angolo di V. Vigliani e V. Artom. Alla riqualificazione sociale del quartiere, ha contribuito sicuramente l’apertura al n° 102 di Via Onorato Vigliani nell’ottobre 2011 del VOV 102: il primo farmers market di Torino. L'iniziativa è frutto della collaborazione tra Città di Torino - assessorato al Commercio e attività produttive -, associazione Enzo B Onlus e la Coldiretti di Torino ed è aperto dal martedì al sabato, dalle ore 15 alle 19  proponendo una vendita diretta agroalimentare locale.

A breve distanza dal VOV 102, al n° 149 (sempre di Via O.Vigliani) un altro scrigno di delizie: dal 1953 la Pasticceria Racca, una grande pasticceria con numeri di produzione quasi industriali ma con qualità artigianale. La pasticceria nota soprattutto per i suoi ottimi panettoni e colombe, quanto mai morbidi e fragranti, prepara anche ottima pasticceria secca e fresca, tra cui quelli stragionali quali Zeppole di s.Giuseppe, pastiere e cannoli.



Per il percorso completo e ulteriori approfondimenti:
L'altra Torino. 24 centri fuori dal centro

http://it.wikipedia.org/wiki/Mirafiori_Sud
 http://www.mirafiorisud.org/

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