venerdì 22 novembre 2013

Regio Parco: tabacchi, trincee e anime sante

Regio Parco è un quartiere semiperiferico che fa parte della VI Circoscrizione di Torino, collocato nella zona nord-est della città di Torino nei pressi della confluenza della Stura di Lanzo nel fiume Po, delimitato a nord da via Botticelli e dal fiume Stura di Lanzo, a est dal fiume Po, a ovest da corso Giulio Cesare e a sud da via Cimarosa. Talvolta viene ricordato insieme ai quartieri Barca e Bertolla dai quali è diviso dal fiume Stura.

Per ripercorre la storia del quartiere Regio Parco bisogna risalire alle origini del suo nome che appare curioso per indicare un quartiere operaio. Una volta, dove adesso ci sono palazzi popolari, sorgeva un castello. Infatti, intorno alla fine del 1568 Emanuele Filiberto volle espandere le sue residenze oltre le mura verso nord, e acquistò da diversi proprietari terrieri 81 giornate di terreno boscoso, successivamente trasformato in parco, in un'aerea compresa tra le confluenze dei fiumi Dora e Stura nel Po. Il luogo fu dapprima chiamato Viboccone, con riferimento al preesistente e popoloso Vicus bocconis a cui si appoggiarono i servizi "logistici ed ecologici" della tenuta del Regio Parco in seguito venne eretto attorno al 1530 il castello del Viboccone detto anche “Palazzo di Delizie” ad opera dell'architetto milanese Croce. L'interno del castello era ornato da affreschi opera del pittore casalese Guglielmo Caccia detto il Moncalvo. Tutto l'insieme del castello era delimitato da scaloni, portici, colonne e sovrastato da una grande cupola. Il castello fu poi distrutto dai francesi nel 1706, durante l'assedio di Torino del 1706 mentre stava già andando in rovina. Il Regio Parco torinese ebbe comunque una notevole importanza nello sviluppo delle residenze di piacere in Italia. Della "delizia" non resta che il nome Regio Parco, che ha dato nome al quartiere.


A seguito della distruzione del Regio Parco e dell'annesso Palazzo delle delizie, la zona fu lasciata in completo abbandono. Dal 1829 al posto del parco si decise la costruzione di quello che è ora il cimitero monumentale di Torino e al posto del palazzo delle delizie si iniziò a costruire nel 1758 la Regia Fabbrica dei Tabacchi poi completata nel 1760. La fabbrica doveva contenere in un unico luogo sicuro "la piantagione, il semenzaio e pendaggio delle foglie di tabacco" nonché la lavorazione (tritatura e pestaggio) affinché si riducesse la foglia in macinato da fumo o in polverina da fiuto.


La lavorazione del tabacco, era strettamente controllata e rappresentava l’iniziativa diretta dello Stato. Doveva quindi essere specchio della magnificenza del re e dell'efficienza del potere centrale. Il progetto del complesso industriale fu affidato all'architetto Giovanni Battista Feroggio. Si decise che la palazzina delle delizie, al centro del nuovo edificio, diventasse la cappella, affiancata da due grandi cortili per la semina e il pendaggio, delimitati dai fabbricati per la lavorazione e per l'alloggio degli operai. L'edificio nel 1840 divenne una vera e propria fabbrica di tabacchi con annessa una cartiera. Successivi ampliamenti ebbero luogo tra il 1855 e il 1858 con la chiusura del cortile centrale con due maniche e con l'estensione della zona delle tettoie e dei depositi. In seguito, al fine di permettere la sistemazione della centrale elettrica, si dovette provvedere all'abbattimento della cappella che sorgeva all'ingresso principale. La predominante presenza femminile è stata una particolare caratteristiche di questa fabbrica: i dipendenti erano in gran parte operaie che provenivano quasi tutte oltre che da Regio parco, anche dai vicini quartieri Barca e Bertolla. Alla fine della II guerra mondiale, le operaie della manifattura tabacchi furono protagoniste di un episodio glorioso, perché tagliarono i copertoni dei camion respingendo così le brigate nere fasciste che avevano occupato la fabbrica per rappresaglia contro una colletta raccolta a favore delle milizie partigiane. Oggi la Manifattura dopo un lungo periodo di crisi ha definitivamente chiuso i battenti nel 1996, ma è allo studio un progetto di riqualificazione per destinare l'area a strutture universitarie. La direttrice storica di sviluppo della zona è ancor oggi costituita dalla antica strada delle Maddalene, presso quello che è stato l'ingresso principale della Regia Fabbrica dei Tabacchi.


Il nostro percorso a Regio Parco inizia proprio in corso Novara, 135 in corrispondenza dell’ingresso principale in stile neoclassico del sopraccitato Cimitero Monumentale di Torino, precedentemente chiamato Generale e ora conosciuto con il nome di Cimitero Monumentale per le numerose tombe storiche ed artistiche che si possono visitare. Al suo interno si trovano anche il Tempio Crematorio e il Luogo del Ricordo ove possibile la dispersione delle ceneri e sono presenti aree di sepoltura riservate alle comunità ebraica ed evangelica, a ordini religiosi e a corpi militari.

Il Monumentale è effettivamente un museo a cielo aperto: la “Città del silenzio” ospita personaggi celebri e numerose testimonianze d’arte, come i bronzi di Celestino Fumagalli, autore del genio alato, la statua in rame collocata inizialmente sulla Mole, abbattuta da una tromba d’aria nel 1904 ed ora esposta al Museo del Cinema. Scrittori, statisti, storici, politici, artisti, calciatori, eroi: sono numerosi i personaggi che hanno tracciato la storia e la cultura non solo della Città ma dell’intero Paese e che oggi riposano nei cimiteri cittadini. Nella guida storico-artistica “Le nostre Radici”, l’amministrazione comunale ha reso loro omaggio, evidenziando al lettore le opere d’arte che arricchiscono i cimiteri cittadini e l’ubicazione delle “sepolture degli Illustri” che vi dimorano; discreti leggii collocati in prossimità delle sepolture offrono una breve biografia dell’illustre e le principali note d’interesse per il visitatore.

Si può uscire dal Cimitero su corso Regio Parco e percorrere il corso, delimitato sulla sinistra dalle botteghe dei marmisti e dei fiorai verso nord; subito dietro incombono le strutture abbandonate dello scalo Vanchiglia, nascoste solo in parte dagli alberi e dagli orti recintati; dopo è quasi campagna e anche la Chiesa di San Gaetano da Thiene che si scorge in lontananza rimane come sospesa in un non luogo, priva di piazzetta o belle case intorno al sagrato.

Nell’Ottocento infatti la popolazione del borgo Regio Parco utilizzava per i servizi religiosi la chiesa dedicata al Beato Amedeo IX di Savoia, edificata nel 1765 all’interno della Regia Manifattura Tabacchi. Nel 1883 la Direzione della Manifattura fece presente alla Curia che non intendeva più far entrare degli estranei e quindi avrebbe dovuto chiudere la cappella. Si decise di costruire una nuova chiesa dedicata a San Gaetano da Thiene in onore del Cardinal Gaetano Alimonda, Arcivescovo di Torino tra il 1883 e il 1891 affidando il progetto al marchese Ferdinando Scarampi di Villanova insieme all’ing. Lorenzo Rivetti. I lavori, seguiti personalmente dal parroco don Michele Mossotto, cappellano della Manifattura dal 1886, iniziarono nell’agosto del 1887, la chiesa venne consacrata il 6 agosto 1889 e inaugurata dal Cardinale il 7 agosto 1889. La chiesa, lunga 54 metri, larga 22 e alta 18, con un campanile alto 40 metri, è un esempio di architettura eclettica di fine Ottocento; è’ singolare che la chiesa volga le spalle al borgo del Regio Parco, ma al momento della costruzione l’espansione urbana era prevista sull’asse del corso Regio Parco. I successivi ampliamenti del cimitero, la costruzione dello scalo Vanchiglia e la completa apertura della via Bologna modificarono le direttrici dello sviluppo urbano lasciando ampie zone inedificate appunto davanti alla chiesa.
 
All’interno del complesso parrocchiale, si trova anche l'Hammam di Alma Terra, che ha riaperto dopo due anni di chiusura: è stato il primo aperto in Italia, l'8 marzo 1995, nel Centro Interculturale Alma Mater di via Norberto Rosa 4a, e a lungo unico Hammam femminile funzionante in Italia.

Alla sua destra, via alla Chiesa dà accesso al reticolo di poche vie del borgo più antico, cresciuto a fine ottocento per fornire un'abitazione a parte dei lavoratori della fabbrica del tabacco di corso Regio Parco; oggi nel mezzo del borgo si trova l’isola pedonale all’angolo con via Maddalene con un bar pasticceria, la vineria e la pavimentazione rinnovata in porfido, dove da una parte si vede il campanile della chiesa e dall’altra l’ingresso principale della Manifattura Tabacchi; proprio di fronte alla fabbrica, che oggi ospita studi televisivi ed eventi estemporanei legati all’arte e alla fotografia (l’ultimo: Photissima 2013 nell’ambito di Artissima/Paratissima), su quella che era piazza Regio Parco, e oggi piazza Abba, si trovano i luoghi dell’educazione e della formazione inizialmente destinati ai figli delle tabacchine: l’asilo Umberto I  e la scuola elementare Abba.

Per numerosi figli delle tabacchine torinesi il percorso educativo si è sviluppato effettivamente lungo un itinerario che si dipanava in tre edifici strettamente collegati alla Manifattura del Regio Parco: l'incunabolo, che all'interno della Manifattura assolveva alle funzioni di nido; l'asilo Umberto I e la scuola elementare Giuseppe Cesare Abba che, adiacenti allo stabilimento, caratterizzavano il panorama del borgo. L'asilo del Regio Parco, fra quelli della Federazione degli Asili Suburbani, fu il primo ad essere costruito, nel 1880. L'edificio rimodernato nel 1912, veniva descritto come uno degli asili più belli della città. L'asilo aveva per scopo l'istruzione morale, religiosa, fisica ed intellettuale dei bambini, di età non minore di due anni e non maggiore di sei. Ai bambini ricoverati all'interno veniva distribuita una minestra ed erano ammessi gratuitamente i bambini poveri o comunque di modesta condizione economica, nati o residenti nel comune di Torino. A centovent'anni dalla sua costruzione, l'asilo accoglie ancora oggi numerosi bambini.
Il 29/05/1878 il Comune di Torino delibera l'acquisto di un terreno posto nell'area del Regio Parco, di fronte alla Manifattura Tabacchi più precisamente nel luogo dove sorgevano i giardini del Viboccone, per la costruzione di un edificio scolastico. Inizialmente l'edificio era piccolo, ma sufficiente a soddisfare le esigenze della popolazione del borgo e degli operai della Manifattura. La scuola, non avendo ancora una denominazione specifica, era semplicemente chiamata "SCUOLA ELEMENTARE RURALE DEL REGIO PARCO"; questo fino al 1921, anno in cui la Commissione Municipale, preposta alla Toponomastica, la dedicò a GIUSEPPE CESARE ABBA, valoroso soldato e cronista della spedizione dei Mille e i primi documenti della scuola, rinvenuti dagli archivi, sono datati 1905, dimostrando che proprio in quell'anno la scuola iniziò la sua attività. Man mano che la popolazione cresceva, aumentarono le esigenze e la struttura venne a mano ampliata fino a raggiungere negli anni Venti la strututtura su due piani come la si vede oggi.

Continuando il percorso da via Paroletti si attraversa via Bologna con un brusco salto – in avanti – nel tempo: dopo infatti le case a raggiera di via Gottardo 275 il villaggio rurale costruito dallo IACP nel secondo dopoguerra, ma promosso già all’inizio degli anni Quaranta, probabilmente in seguito alla riuscita prova dell’insediamento per lavoratori agricoli inaugurato poco tempo prima nella borgata di Testona. Non attuato a causa della guerra, il progetto fu ripreso nel 1946 con l’intenzione di realizzare nove casette, occupando un lotto a ventaglio, concesso gratuitamente dal Comune, delimitato dalle vie Ancina, Cravero, Pergolesi, Bologna e Gottardo. Analogamente alla tipologia adottata a Testona, gli edifici tendevano a riprodurre in piccola scala il modello dei casali di campagna, tanto da essere caratterizzati da un porticato scandito da arcate di ispirazione razionalista, deputato tuttavia ad assolvere semplicemente una funzione di coerenza stilistica rimanendo di fatto compresso sulla facciata. All’interno le costruzioni furono articolate in quattro alloggi, ognuno dei quali dotato di cucina, due camere, servizi e orto. In seguito alla cessione di parte del terreno alla gestione INA-casa, il progetto fu però ridimensionato, cosicché accanto alle sole cinque casette eseguite sorsero nel 1956 dieci fabbricati a tre piani fuori terra, mentre all’ingresso dell’insediamento fu sistemata l’area per il mercato rionale. Tramontata definitivamente la nostalgia ruralista enfatizzata dal fascismo, sotto la pressione dell’impellente necessità di abitazioni innescata dal boom economico, le casette furono poi demolite, permettendo all’Istituto per le case popolari di ricavare spazi per l’impianto di edifici più ampi.

Via Gottardo segue la linea dei binari e costeggia per un lungo il tratto il ”trincerone”, ovvero la vecchia trincea ferroviaria, dismessa da anni, fra via Sempione e via Gottardo, che da dimora di topi e tossicodipendenti, è stata ripulita recentemente da una cooperativa e nel suo futuro sembra esserci la Metropolitana (linea 2) con la possibilità di realizzarvi in superficie un parco lineare, tra gli interventi previsti dalla variante 200 insieme ai progetti per il recupero dello scalo Vanchiglia. 
A destra, via Corelli raggiunge il maggior complesso di case della zona (23 grandi condomini di sette o più piani)  compreso appunto tra via Corelli, via Pergolesi, via mercadante e corso Taranto, che da’ il nome al rione. Tra questi si scorgono a fatica una chiesetta di legno della parrocchia della Resurrezione (via Perosi 1),  recuperata e aperta come centro di accoglienza e aggregazione per gli abitanti del complesso di edilizia pubblica, e una piazzetta commerciale con mini portico e una cupola di acciaio e vetro con palco usato per gli eventi del gruppo di promozione locale.

Si approda quindi su Corso Taranto, l’altra importante arteria di Regio Parco, che vede al civico 80 la  sfaccettata e poligonale casa INCIS costruita nel 1975 come progetto architettonico innnovativo, il centro interculturale al n° 160 nato nel 1996 con “l’obiettivo di offrire a tutti i cittadini, sia nativi sia migranti, opportunità di formazione interculturale oltre a occasioni di incontro, dialogo e confronto su temi e questioni di interesse comune, le cui attività sono supervisionate da un Comitato Scientifico. Fra gli obiettivi prioritari del Centro Interculturale vi è la formazione realizzata attraverso percorsi formativi atti a produrre cambiamenti negli atteggiamenti e nei comportamenti delle persone"; infine nella sua parte terminale le tettoie del mercato semicoperto costruito nel 2006 che conducono a Piazza Sofia, che fino al 1912  era una barriera per il dazio per chi arrivava da Milano o Vercelli.

Dopo piazza Sofia si apre nuovamente e respira in in quelli che restano i suoi due grandi spazi verdi: il parco dell’Arrivore e il parco della Confluenza.  Il nuovo Parco dell’Arrivore, inaugurato il 7 ottobre 2009 dal Settore Grandi Opere del Verde Pubblico della Città nell’ambito del grande progetto “Torino Città d’Acque”, è situato sulla sponda destra del torrente Stura, in un’area di grande valenza naturalistica e paesaggistica completamente riqualificata. Gli elementi paesaggistici ed ecologici su cui si è ricostituita l’identità paesaggistica di questo ambito di territorio fluviale sono il fiume e la vegetazione delle sue sponde, un “corridoio ecologico” molto frequentato dall’avifauna e con la presenza di 140 orti urbani regolamentati, l’area umida, un residuo di naturalità e bio-diversità in un contesto ecologicamente riqualificato, l’orlo del terrazzo naturale, verso la via Botticelli, che costituisce una balconata panoramica verso tutta l’area del Parco e le visuali verso l’arco alpino e la collina torinese, che rappresentano orizzonti paesaggistici di grande valore scenico, rafforzati in alcuni casi da specifici punti di interesse panoramico (come la Basilica di Superga).

Fin verso la metà degli anni ’60 del secolo scorso le rive dello Stura, spiaggia della Barriera di Milano e Regio Parco, erano meta di scampagnate domenicali, cosa che favorì il sorgere di iniziative locali di ristoro e trattorie. Si affiancarono anche altre attività artigianali legate all’uso del suolo e delle acque: lavandai e renaioli. In seguito, le attività si trasformarono completamente ed inizio’ un uso intensivo del bacino della Stura con il sorgere di numerose cave, a cui seguì una caotica industrializzazione. Ancora visibile è l’impianto della draga tramite la quale dal greto del torrente si estraevano materiali inerti per costruzione e pavimentazioni stradali.
Al progressivo abbandono, per esaurimento, delle cave di inerti, fece seguito un maggior degrado dell’area e delle sponde che favorì inevitabilmente il conseguente insediamento di attività abusive.
Nei primi anni Ottanta del Novecento, la Circoscrizione, con le associazioni e  i cittadini del quartiere, grazie alla collaborazione della Brigata Alpina Taurinense, diedero il via alla pulizia della zona della Confluenza, fino alla creazione del parco nel 2009.

Per una merenda sfiziosa o anche solo un caffè con un pasticcino, la sosta è nel borgo della Manifattura Tabacchi alla Pasticceria Saporito in Via Maddalene 43.

Per il percorso completo e ulteriori informazioni:
L'altra Torino. 24 centri fuori dal centro

Nessun commento:

Posta un commento