giovedì 30 maggio 2013

Pozzo Strada: il bello del vivere comune


Il secondo percorso a Pozzo Strada esplora la natura residenziale del quartiere con tutti gli spazi pubblici (aperti e chiusi) in ambito culturale, sportivo e ricreativo che rendono il vivere collettivo qui interessante e Pozzo Strada non solo area di passaggio.



Il percorso comincia in corrispondenza del Deposito GTT all’incrocio tra C.so Trapani e Via Monginevro, da alcuni anni denominato San Paolo/Nizza per via della medesima direzione, che è ospitato all'interno del comprensorio più vecchio della GTT. La sua costruzione risale infatti alla fine degli anni '20 (fu completato nel 1928) e nel corso dei decenni poco è cambiato dell'impianto originario, all'epoca decisamente "futuristico" dato l'ingegnoso utilizzo del cemento armato. Le maggiori modifiche si sono avute nella disposizione interna dei binari, la cui più evidente è stata la rimozione del pettine destro del deposito nel corso degli anni '70 a causa del numero sempre minore di tram rimessati; attualmente sono ospitati poco meno di 180 veicoli (44 tram, 54 autosnodati e 73 autobus). Tra le peculiarità del San Paolo, vi è il fatto che è l'unico deposito con più di una sola entrata per i tram: oltre all'entrata principale, vi è anche un cancello sul fondo del deposito, sul lato rivolto verso via Monginevro. Qui vi è un solo binario banalizzato che si sdoppia e si ricongiunge alla rete su via Monginevro, di fronte a Via Stelvio. Tale passaggio è sopratutto usato dalle motrici della linea 15, per immettersi in linea in direzione Brissogne, senza dover fare inversione di marcia in piazza Sabotino.



Tra i centri culturali più importanti del quartiere, la Bibliomediateca del Museo Nazionale del Cinema Mario Gromo, un centro di documentazione sul cinema e la fotografia tra i più prestigiosi d’Europa per vastità e varietà del patrimonio. Alla ricchezza dell’archivio bibliografico e multimediale, si aggiunge il valore di servizi all’avanguardia, facilmente accessibili e sensibili agli interessi di ogni tipo di pubblico. La Bibliomediateca è inoltre un punto di aggregazione e di promozione culturale sul territorio e organizza nella sua Sala Incontri un calendario di appuntamenti aperti al pubblico. La sala polifunzionale è attrezzata per conferenze e proiezioni video, e consente di ospitare presentazioni di libri, seminari, laboratori didattici e iniziative in collaborazione con altre realtà e istituzioni.



Polmone verde del quartiere, il Parco Ruffini (chiamato popolarmente fino a qualche anno fa "il Valentino Nuovo") è il 16º parco in ordine di grandezza della città di Torino su di un’area di circa 130.000 m². Il parco viene progettato nel corso degli anni venti e inaugurato il 31 dicembre 1925 con il nome di "Parco Gerolamo Napoleone Bonaparte", in risposta al bisogno di uno spazio a disposizione dell'intera collettività dove fosse stato possibile passeggiare in mezzo alla natura; la città si stava infatti espandendo in quella direzione, complice soprattutto l'intensa industrializzazione di Borgo San Paolo e dintorni (su tutti il fenomeno Lancia, con il suo seguito di miriadi di "boite", di laboratori e officine, e conseguenti case, scuole, servizi).



Il desiderio di creare un nuovo "Valentino" per la periferia, si concretizza acquisendo cascine e terreni di una famiglia originaria di Como, i Galiziano, arrivati a Torino nel Seicento. Tra le due guerre comincia la vocazione sportiva del parco: vengono costruiti una piscina ed uno stadio (oggi chiamato il Primo Nebiolo) e durante la guerra sotto lo stadio viene anche costruito un rifugio antiaereo.
È solo dopo la guerra che il parco viene intitolato al giurista, ex Ministro e professore universitario Francesco Ruffini che, durante il Ventennio fascista, non prestò giuramento al regime fascista e si rifiutò di insegnare nello spirito del fascismo.



Nel 1961 viene costruito, nell'ambito dei festeggiamenti di Italia '61, il palazzetto dello sport, che richiama le strutture del PalaLottomatica di Roma (l'architetto Annibale Vitellozzi collaborò infatti anche al Palazzetto romano insieme a Pierluigi Nervi). Il Palaruffini diventa negli anni il punto di riferimento dello sport torinese e testimone delle grandi squadre torinesi degli anni ottanta nel basket e pallavolo, nonché sede principale dei concerti rock al coperto.



A partire dagli anni ’70 il parco viene chiuso al traffico e si arricchisce man mano di ulteriori impianti sportivi (campi liberi da tennis, da basket, pallavolo e una rampa per skateboard); curiose la scacchiera gigante e piccoli tavoli-scacchiera per il gioco degli scacchi aperti a tutti.



Prima di approdare agli altri due centri sportivi del quartiere, la Società Sportiva Pozzomaina e la Piscina Trecate, il percorso assume un accento civile sfiorando il muretto del CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione) i cui writings in italiano e arabo ricordano gli aspetti più problematici della struttura emersi negli utltimi anni, e la grande e imponente Caserma Cavour , sede del 32° reggimento Geni Guastatori Taurinense che occupa l’intero isolato da Corso Brunelleschi a Corso De Sanctis.


 
L’impianto sportivo dell’ADP (Associazione Dilettantistica Pozzomaina)  è stato costruito in via Monte Ortigara nel 1980 su progetto dell’Ufficio Tecnico del Comune di Torino, pensato inizialmente in particolare per l’atletica: disponeva infatti di una pista a quattro corsie, e all’interno dell’anello vi erano pedane per il salto in alto e in lungo; attualmente esso è invece costituito da un campo da calcio a undici e due campetti da calcio a cinque. Nel 1992 l'impianto è stato dato in concessione a due società calcistiche, la Pino Maina (fondata nel 1949) e la Pozzostrada (1974); due anni dopo, a causa di difficoltà legate alla gestione del campo, le due società si sono unite nell’Asd Pozzomaina. La società Piscina Comunale Trecate, in via Alecsandri Vasile, 29 comprende oltre alle classiche vasche per il nuoto indoor anche un parco acquatico estivo, aperto sette giorni su sette ed inaugurato nella stagione 2012 dopo cinque anni di lavori di ristrutturazione del complesso sportivo; l’impianto sorge sul terreno dove sorgeva, dal 1790 al 1970, il cimitero Pozzo Strada, uno dei più antichi dell’intera città.


Il percorso si avvia verso la conclusione costeggiando il laboratorio open di street art con murales di abili writers locali, tra i quali il più attivo è Deder, autore della maggior parte delle opere.



La conclusione è nel punto in cui si anima la vita collettiva del quartiere, il mercato di Corso Brunelleschi, aperto tutti i giorni da mattino alla sera, ma prima di arrivarci, la curiosità impone una sosta, sul lato destro di Corso Brunelleschi, alla cosiddetta collina dei conigli di Pozzo Strada, un prato recintato con qualche materiale di scarto in deposito dove sembra vivere una colonia di conigli, curata e nutrita da residenti e passanti occasionali.



Per una sosta gastronomica in zona ci si può affidare alla cucina tradizionale e non troppo formale di una delle bocciofile storiche della zona (l'impianto contava un tempo 49 campi da bocce dei quali ne rimangono oggi 16 all'aperto e 4 al chiuso): Bocciofila Pozzo Strada in Via Fattori, 23/A (circolo riservato ai soci ma aperto a tutti per i pranzi/cene) dove per 12 euro si può mangiare un primo, secondo, acqua, vino, pane e coperto; piatti ruspanti ma cucinati bene in modo verace e casalingo: noi abbiamo assaggiato degli ottimi agnolotti fatti a mano al ragù e tagliolini di pasta fresca agli asparagi e pomodoro fresco, come secondi saporiti e stuzzicanti straccetti di pollo al limone con patate al forno e vitel tonné (delicatissimo!) con peperoni arrostiti e verdure bollite.



In alternativa ci si può immergere nella cucina speziata della Rosticceria Indiana Namasté  in Corso Monte cucco, 26 dove da dieci anni Khushboo e la sua famiglia, originaria di New Delhi, preparano espressi i tipici piatti saporiti della cucina indiana per consumo in loco (due piccoli tavolini) ma soprattutto per il take away.
I prezzi sono sicuramente più convenienti per gli stessi piatti gustati in un ristorante indiano ma la qualità non ne risente: noi abbiamo provato Chicken Shahi Korma (5 euro), pollo in umido con salsa di pomodoro, panna e anacardi, e Aloo Tikky (3,50 Euro) polpette di verdure con salsa al curry accompagnati dal Basmati Chawal (2,20 euro), riso bianco cotto al vapore e profumato con cumino e cardamomo.



Notevoli in particolare i Naan (1,70 euro) pane cotto nel forno tandoor nelle versioni ripieni al formaggio (Cheese Naan) e di patate (Aloo Naan), preparati al momento, le Samosa, fagottini fritti ripieni di verdure (1,40 euro) o pollo (1,60 euro) - qui cucinate particolarmente croccanti e poco unte – e il Gulab jamun (2 euro), palline di semolino e latte in polvere in sciroppo aromatizzato al cardamomo e acqua di rose, qui con un insolito ripieno di formaggio indiano che ne stempera l’eccesso zuccherino conferendogli un po’ di sapida acidità; Possibilità di accompagnare o concludere il pasto (in inverno) con un bollente Masala Chai (1,00 euro): The Indiano al gusto di cardamomo e cannella oppure (in estate) con un lassi al Mango o al Cardamomo (2,20 euro): bevande a base di yogurt con polpa di mango o cardamomo.

Per il percorso completo e approfondimenti: "L'altra Torino. 24 centri fuori dal centro" da pag. 143 a pag. 151

http://www.tramditorino.it/dep_sanpaolo.htm
http://www.museocinema.it/bibliomediateca.php
http://it.wikipedia.org/wiki/Parco_Ruffini

lunedì 27 maggio 2013

Pozzo Strada: borgate, cascine, fabbriche


Pozzo Strada (in piemontese Podëstrà) è un quartiere della III Circoscrizione di Torino, ubicato nella zona ovest della città ai confini con i comuni di Collegno e Grugliasco e delimitato a nord da corso Francia, a est da corso Trapani, a ovest da via Thures, a sud dalla strada antica di Grugliasco e da via Tirreno
Il termine Pozzo Strada compare già in un documento del 1191, nel quale un certo Guglielmo di Ripulis si proponeva di recare a fare omaggio all'abate di San Solutore di Torino, passando davanti alla locale chiesa. L'area, importante nel basso medioevo, continuò a rimanere di un certo rilievo anche dopo la cessione nel 1498 del priorato di Santcum Sepulcrum Puteo Stratae dal comune torinese ai monaci camaldolesi. Anticamente questo territorio faceva parte di un feudo esterno a Torino, ma vi appartenevano territori di grande importanza strategica. Scrive Amedeo Grossi:
« La zona comprendeva il territorio che va lungo lo stradone di Rivoli, a circa due miglia dalla città, e aveva per confini a levante il canale che attraversava la fossa della città presso la Porta Segusina e lo splato della Cittadella; a nord le cascine Motta; a ponente l'Armano e a sud il fiume Dora. Il quartiere aveva dunque una grande importanza per l'utilizzo che aveva allora la strada che, partendo dalla porta Segusina arriva fino ai comuni di Collegno e Grugliasco. »



Nel territorio di Pozzo Strada e i contigui San Paolo e Cenisia sorgevano moltissime fabbriche, tra cui Lancia, Bertone, Viberti e molte altre anche se la natura del quartiere era chiaramente agricola e paesana come dimostra la presenza in passato di numerose cascine nel paesaggio del quartiere: testimonianze di tale periodo sono ancora visibili nelle cascine del Bussone, Morozzo e Teghillo. Lentamente la nuova edilizia ha soffocato ciò che rimaneva del periodo precedente, tanto che oggi molte di queste cascine sono inglobate nel tessuto urbano, a parte la Cascina Teghillo, un tempo Vigada (che funge da punto di inizio di questo percorso e che oggi è una city-farm-community con servizi di assistenza sanitaria, medico-infermieristica e riabilitativa per ragazzi autistici e con disturbi comportamentali) immersa nel verde dei campi e raggiungibile percorrendo uno sterrato delimitato da gelsi; tuttavia anche queste ultime aree attualmente ad uso agricolo al confine con il comune di Grugliasco saranno interessate dal progetto di Corso Marche, un nuovo boulevard che attraverserà le periferie della città di Torino da nord a sud, secondo il piano di intervento degli architetti Augusto Cagnardi e Vittorio Gregotti.


Origine rurale anche per Borgata Lesna, nato come borgo rurale tra il Seicento e il Settecento e oggi inglobato dentro Pozzo Strada, che deve il suo nome al cascinale Lesna (noto come Il Lesna), appartenuto ai conti di Lessolo e di cui si hanno notizie certe a partire dal 1790; esso rappresenta un esempio di tipica cascina di pianura con viale alberato d'accesso e cappella annessa. Attualmente, la struttura decadente è inclusa all'interno del cortile dell'attuale parrocchia Madonna della Guardia e non è visitabile. Borgata Lesna fu per svariati decenni scarsamente popolato e prevalentemente costituito da campi coltivati, serre e orti, noto per la presenza di alcune cascine e anche per le vicine caserme del Genio Guastatori Ferrovieri. Sul finire degli anni 1920 sorgono le prime abitazioni residenziali, prevalentemente lungo l'asse di via Monginevro o nelle sue immediate vicinanze, come il gruppo di villini tardo-Liberty di via La Thuile. A partire dai primi anni 1960, attorno al primo nucleo di abitazioni e cascine, il quartiere ha visto un'urbanizzazione crescente con la costruzione di numerosi edifici residenziali, giardini pubblici e la chiesa principale ubicata in via Monginevro. Il successivo insediamento del polo scolastico Agazzi - Ottino e il capolinea della linea tramviaria 3 (oggi 15) hanno completato il quartiere, favorendo lo sviluppo successivo arrestatosi intorno alla metà degli anni 1970. A partire dai primi anni Duemila il quartiere sta rivivendo un nuovo impulso edilizio che lo ha visto ampliarsi anche oltre l'asse di via Monginevro. Borgata Lesna possiede una polisportiva di basket, volley, calcio, sci e fitness, fondata nella parrocchia Madonna della Guardia di via Monginevro 251 nel 1962, denominata A.S.D. Kolbe e una squadra di calcio locale chiamata A.S.D. Borgata Lesna


Punto di aggregazione sociale e spirituale del quartiere è la Chiesa della Natività, di cui si hanno notizie a partire dal 1498 quando viene costruita la chiesa di Santa Maria del Sepolcro o Santa Maria di Pozzo Strada, considerata una delle chiese più antiche di Torino pur nonostante, al tempo, non facesse parte del comune ma si trovasse in aperta campagna nel circondario. Durante il duro assedio del 1706, la chiesa di Santa Maria fu adibita a polveriera e poi completamente rasa al suolo. Venne riedificata a partire dal 1712 per volontà di Vittorio Amedeo II di Savoia: la nuova chiesa, consacrata nel 1777, venne intitolata alla Natività di Maria Vergine.

Al fondo di Via Bardonecchia, attraversato Corso Peschiera si incontra l’area dove si trovava lo stabilimento Capamianto costruito nel 1911 per la lavorazione e il trattamento dell'amianto. Soggetto, verso la fine degli anni Venti, a un ampliamento che lo porta a ricoprire un’area complessiva di 22.000 metri quadrati, viene dismesso nel 1968 in seguito alla chiusura della fabbrica. L’area dello stabilimento, demolito definitivamente nel 1997, ospita attualmente un giardino municipale con giochi per bambini inaugurato nel 2003 dedicato alle giovani vittime di Beslan; difronte la sede provinciale della FIOM.

L’intervento di recupero architettonico più interessante del quartiere è rapresentato dalla ristrutturazione dell’insediamento industriale per la produzione dolciaria della “Venchi Unica”: il complesso industriale tra i corsi Francia e Marche del 1921, progettato dall’ingegner Corrado Gay, copriva un’area di 100.000 metri quadrati e ospitava le produzioni dell’Unica, polo industriale che riuniva aziende di grande tradizione dolciaria. Dopo il 1934, con la fusione con la Venchi (il cui stabilimento si trovava precedentemente tra Corso Belgio e Corso Regina Margherita), lo stabilimento venne modernizzato per avviare nuove produzioni, fino al fallimento e alla chiusura alla fine degli anni Settanta. 
La struttura oggi ospita l'ufficio dell'anagrafe al piano terra, una comunità alloggio madre-bambino, un centro socio-terapeutico, posti ai piani superiori e una serie di spazi polifunzionali.

Sempre sulla area dismessa dalla ex-Venchi-Unica, oltre a una serie di condomini con negozi, un parcheggio pluripiano e un parco pubblico, è stata costruita la chiesa intitolata a San Leonardo Murialdo, fondatore della congregazione di San Giuseppe, la cui struttura, dalle geometrie essenziali, è stata progettata dall'architetto Dante Salmè. Presenta un campanile esterno a pianta quadrata che si rastrema verso l'alto e un interno ampio, semplice e luminoso, in cui risaltano le travi in legno chiaro.



Per una sosta gastronomica a inizio o fine del percorso: Trattoria San Domenico  in Strada della Pronda, 15/B gestita dal 1969 dalla famiglia Corona originaria di Genuri provincia di Cagliari: qui, infatti, il protagonista è il pesce, freschissimo e in un menù di mare aggiornato giornalmente, e la Sardegna, in tutte la sue versanti culinarie di terra e mare; l'ambiente è grande e ricorda quei ristoranti/trattorie tanto in voga tra gli anni '80 e '90; i tavoli sono tanti e, soprattutto la sera, tutti occupati; tuttavia sia il servizio che i piatti riescono ad essere buoni e il personale rimane gentile, attento e disponibile. C’è la possibilità di provare dei menù degustazione (di terra, mare e sardo) particolarmente abbondanti e paella il venerdì sera; i prezzi sono buoni (cozze alla marinara - 9 euro, spaghetti ai frutti di mare - 10 euro, culurgiones - 8 euro, seadas - 5 euro) considerando l'abbondanza delle porzioni servite.

Per il percorso completo e approfondimenti: "L'altra Torino. 24 centri fuori dal centro" da pag. 143 a pag. 151


giovedì 23 maggio 2013

Cenisia: i nuovi 'grandi servizi'


Il secondo percorso in Cenisia è ad anello iniziando e terminando nel medesimo punto, all’incrocio tra corso Vittorio e Via Falcone e Borsellino proprio all’angolo opposto del Palagiustizia di Torino e tocca l’area in cui sorgevano i grandi servizi della città, tutti collocati alla periferia ovest della cinta daziaria del 1853: il carcere giudiziario di Torino, dette Le Nuove (edificate tra il 1862 e il 1870), le officine delle ferrovie dell’Alta Italia (OGR – Officine Grandi Riparazioni), il Mattatoio Civico (1866), il foro boario (1870-71), il panificio militare e le caserme. Oggi nessuno di quei servizi è ancora operativo: alcuni edifici come il il mattatoio e il foro boario sono stati distrutti e al posto di questi ultimi due troviamo, rispettivamente, il Palagiustizia e un parco verde con giochi per bambini; altri hanno modificato o stanno ormai da molti anni mutando radicalmente il loro ambito d’utilizzo.


Una parte dell’area storica delle Officine Grandi Riparazioni, sicuramente la più ampia di quelle occupate dai grandi servizi, è ora occupata dal raddoppio del Politecnico e dalla cosiddetta Cittadella Politecnica. Sopravvive però, accanto alle Carceri Nuove (anch’esse in via di ridestinazione), il corpo principale delle Officine, con i padiglioni di Montaggio, Torneria, Fucine, in disuso dall’inizio degli anni ’70 ma dall’aspetto ancora solenne, soprattutto nel caso dello stabilimento che, per la sua imponenza viene denominato “duomo”.



Per nove mesi, durante le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, le OGR hanno ospitato World Wide Torino, il ricco programma di mostre, seminari, concerti e spettacoli offerti dalle città del mondo che intrattengono rapporti di amicizia e collaborazione con Torino e in particolare la teatrale e monumentale mostra Fare gli italiani che, attraverso uno straordinario allestimento multimediale, ha ripercorso la storia degli italiani dal momento dell’unificazione del Paese fino ad arrivare ai giorni nostri contando circa mezzo milione di visitatori.



Ospite fisso delle ex-OGR, come già detto sopra, è invece il Politecnico di Torino che a partire dal 2000 ha visto un consistente ampliamento della sede storica grazie al trasferimento di diritto d’uso delle superfici occupate dalle OGR secondo un progetto di «raddoppio» della sede che va ad insediarsi sullo schema di struttura del piano regolatore generale della zona su progetto di Gregotti Associati, che prevede il disegno della Spina centrale, il grande viale ricavato sul percorso della ferrovia ora interrata: il risultato è un campus urbano, nel quale le Tornerie e le Fucine delle OGR anziché essere abbattute vengono recuperate per ospitare spazi per la didattica e la ricerca, sale studio e la nuova mensa; tra i due edifici si costruisce la nuova «corte interrata», sulla quale si affacciano le aule.



Il collegamento oltre corso Castelfidardo è realizzato da due edifici gemelli, gli «scavalchi», che si attestano a est agli estremi della manica «d’approdo». A ovest l’invaso della piazza pedonale è invece delimitato dall’edificio adibito a centro di ricerca europeo di General Motors.


Altra presenza futuristica della zona è all’angolo tra corso Peschiera e Corso Ferrucci la Centrale Termica Iride Energia, per la quale l’architetto Hugh Dutton ha anche ricevuto il premio “Architetture Rivelate; si tratta di una centrale elettrica di cogenerazione per il teleriscaldamento della zona, vera e propria scultura urbana di acciaio e luce che offre i suoi migliori effetti di riflessione al crepuscolo o di notte.



A poca distanza dalla centrale, quasi nascosta dall’edificio di recente costruzione dalle linee quasi marine, all’angolo tra Corso Ferrucci e Corso Lione nel Giardino ai Caduti di Cefalonia e Corfù è visibile L’albero Giardino di Giuseppe Penone  realizzato come per l’Igloo di Mario Merz  per riqualificare la Spina Centrale di Torino: un’aiuola ospita un sentiero che si ramifica in tre viottoli, a formare l’outline generale di un albero coricato con tre rami, trasformati in gallerie verdeggianti costituite da un pioppo, una barriera di alloro e alberi da frutta; a detta dell’artista ‘come la linfa scorre nel midollo dell’albero, così il visitatore è invitato a penetrare nell’opera, sperimentando il brulichio vitale e la spinta che muove alla crescita’.



Culturalmente e storicamente interessante nel percorso è la visita al Museo del Carcere "Le Nuove", situato presso l'ex carcere di Torino detto Le Nuove, inaugurato nel 1870 sotto il regno di Vittorio Emanuele II, e rimasto in funzione fino a quando non fu sostituito nel 1986 dal più moderno carcere "Lorusso e Cutugno" situato nel quartiere Vallette. Il percorso museale si articola all'interno delle varie strutture dell'ex carcere, progettato dall'architetto Giuseppe Polani e concepito, secondo i criteri dell'epoca, come un carcere a segregazione individuale.



Il carcere disponeva di 648 celle, tredici bracci, compresi quelli dei condannati a morte, nonché di due cappelle, una per gli uomini ed una per le donne. Le celle avevano inoltre la caratteristica di avere le finestre a "bocca di lupo", che permettevano di vedere soltanto il cielo. Il suo primo direttore, Marinucci, consentì di utilizzare la chiesa interna per le lezioni scolastiche: i detenuti seguivano le lezioni tenute dai volontari dell’Arciconfraternita dai cubicoli, cellette progettate per la partecipazione individuale alle funzioni religiose o alle lezioni.



Durante il periodo fascista vi rimasero reclusi oppositori, partigiani ed ebrei, come Ignazio Vian e Emanuele Artom, deportati e condannati a morte. Famigerato fu il braccio tedesco, gestito dalle SS, dove venivano torturati i detenuti. Fino alla caduta del fascismo non furono apportate modifiche alla struttura; successivamente, con i nuovi diritti costituzionali, il carcere fu reso lentamente più vivibile, eliminando i muri interni del cortile ed apportando importanti modifiche alle celle, tra cui l'ampliamento delle finestre e la dotazione di termosifoni e water. Attualmente nella struttura, oltre al museo del carcere, vi sono anche alcuni uffici giudiziari.



Oltre alla visita del Museo del Carcere "Le Nuove” è possibile seguire la Santa Messa la seconda e la quarta domenica del mese alle ore 10:30 in quelle che erano le cappelle del settore maschile e femminile; sempre qui ha sede l’Eremo del Silenzio, uno spazio nel centro di Torino nato “per offrire la possibilità di ritirarsi anche a chi non può allontanarsi dalla città, o vi è di passaggio ma desidera potersi isolare, anche solo per un tempo breve.”

Per il percorso completo e approfondimenti: "L'altra Torino. 24 centri fuori dal centro" da pag. 188 a pag. 196

   
www.officinegrandiriparazioni.it/
http://it.wikipedia.org/wiki/Museo_del_carcere_Le_Nuove
www.eremodelsilenzio.it

martedì 21 maggio 2013

Cenisia: sulle vie del commercio


Il nome del toponimo Cenisia deriva dall'antica strada che attraversava questa zona, in direzione di Rivoli, e da qui proseguiva sino al Moncenisio per prendere poi la via delle Gallie. Il quartiere acquisì una certa importanza a partire dal Seicento per le cascine che qui si trovavano, e specialmente la cascina detta della Porporata, di proprietà dei marchesi di Sampeyre. Questa fu teatro di battaglie e scontri con le truppe francesi al tempo delle Guerre che la Casa Savoia condusse e subì contro la vicina d'Oltralpe: già nel 1640 si attesta la conquista della cascina e del territorio del quartiere alla vicina Francia, ripresa in seguito, venne nel 1704 conquistata dalle truppe di Parigi che ne fecero il punto nevralgico del loro assedio a Torino. Qui essi intercettavano i rifornimenti via terra che arrivavano alla città e ricevevano i propri, dalle città di Chivasso e Susa. Finalmente vinta la guerra contro Luigi XIV grazie alla battaglia del settembre 1706, i piemontesi riconquistarono il quartiere e la cascina facendo oltre seicento prigionieri tra i nemici.


































All'inizio del Novecento la nascente industria automobilistica (Lancia, Automobili Ansaldo, Lux, Nazzaro, Ruotificio italiano) si insediò nel contiguo Borgo San Paolo, e dopo pochi anni l'espansione industriale investì in pieno anche il quartiere Cenisia, in particolare con la costruzione della Diatto/SNIA, oggi riconvertita per ospitare uffici comunali. Seguì una straordinaria crescita demografica e urbanistica del quartiere, che con S.Paolo formava oramai un'unica area ad alta densità industriale e operaia come dimostrano le case operaie, che formano un nucleo a sé stante nel quartiere, con ingresso principale su Via Capriolo. A partire dagli anni ottanta però la vocazione industriale della città ha iniziato a venire meno e con essa, come per S.Paolo, le grandi fabbriche hanno cominciato a lasciare il quartiere.


Oggi gli edifici e le vaste aree industriali sono in via di recupero e riqualificazione. Come per il vicino quartiere San Paolo, queste aree sono state destinate prevalentemente a opere di edilizia residenziale e commerciale. E’ il caso dell’ex-FIP (Fabbrica Italiana Pianoforti) un imponente edificio industriale costruito nel 1917 su progetto dell'ing. Enrico Bonicelli (1872- 1939) chiamato comunemente Lingottino per la somiglianza formale e architettonica con l’Edificio FIAT Lingotto di Via Nizza. Negli anni Venti del Novecento arrivò a produrre circa tremila pianoforti all'anno dando lavoro a ottocento operai. Oggi, oltre agli uffici comunali per i tributi e il catasto, l'edificio ospita nel piano interrato una serie di negozi (in particolare macellerie, pescherie, panetterie e pasta fresca) che integrano l'offerta commerciale dell'antistante mercato di corso Racconigi.



Il mercato di Corso Racconigi è il secondo più esteso di Torino (dopo quello di Porta Palazzo), ma risulta essere però con la sua doppia fila di bancarelle il più lungo d’Europa estendosi da Corso Peschiera fino a Corso Vittorio e il sabato addirittura raddoppiando raggiungendo quasi Piazza Robilant; la scelta è varia, i prezzi molto convenienti e particolarmente interessante la parte terminale – per intenderci dopo la neogotica Chiesa di San Pellegrino Laziosi costruita in pietra bianca – dove sono presenti le bancarelle dei contadini e piccoli produttori locali.

Quando le bancarelle del mercato chiudono, il commercio prosegue nelle due altre arterie nodali dedite allo shopping Via Frejus, che ha subito negli ultimi un restyling funzionale e di servizio con l’iniziativa Via Frejus vive a colori, e Via Di Nanni, dove nelle belle case del primo Novecento si susseguono nel piano basso elevato attività commerciali e pubblici esercizi fino a piazza Adriano senza soluzione di continuità.

Subito dietro Via Di Nanni, nella ragnatela di vie che si diradano dall’arteria principale, si trovano pregevoli palazzine liberty di inizio secolo e quasi coeve a queste in Via Luserna di Rorà la Chiesa di Gesù Adolescente, con mosaico e rosone sulla facciata e campanile a punta, degli anni Venti e i Bagni Pubblici degli anni Trenta, che dopo vari lavori sono stati riaperti 2009 nella nuova veste di centro interculturale con hammam.


Altra presenza importante del quartiere è il Cenisia Calcio, che nasce il 13 aprile 1919 a solo un anno dalla fine del primo conflitto mondiale, destinata a divenire parte integrante della vita del quartiere e della circoscrizione, radunando dal principio gli operai che lavoravano nella zona. Il Cenisia Calcio, spesso chiamata delle Violette per il colore delle maglie, rappresentò un importante polo di reazione che si associava ad altre forme associative che proliferavano in quel periodo, con l'intento di sottrarsi alla politica di pianificazione del tempo libero. Storicamente considerata la Terza squadra di Torino, il Cenisia Calcio è arrivato fino alla IV serie (l'attuale C2), ha vinto ben 5 titoli Nazionali e attualmente milita in Promozione Girone B.



Altra struttura del quartiere - scomoda per molti, discutibile per altri – è il Centro Sociale Autogestito Gabrio, storico centro sociale torinese, occupato fin dal 1994, che si colloca in una struttura scolastica dismessa in Via Revello (Scuola Gabrio Casati che è uno dei più vecchi edifici del quartiere e fu costruita nel 1914 su progetto dell'ingegnere comunale Ghiotti ed ampliata nel 1920); oltre ad essere attivo nell'occupazione di stabili abbandonati organizza numerose iniziative come serate musicali, una palestra popolare, un orto collettivo e una cicloofficina.




Per la pausa pranzo quattro sono i consigli in zona Cenisia: il primo ethic Spazzi in Via Virle, 21, locanda multifunzione, gestito dalle cooperative sociali PROGETTO MURET e LUCI NELLA CITTÀ, propone a pranzo dal lunedì e vernerdì un self service con piatti local ed etnici,  bar/caffetteria, un emporio del gusto caratterizzato da prodotti provenienti dai presidi Slowfood o dal commercio equosolidale e ospita spesso eventi culturali ed iniziative ricreative; il secondo social La Casa di Manitù in Via Virle, 19 dove in un grande appartamento su due livelli con arredamento dal gusto anglosassone, è possibile consumare un pranzo veloce o una fetta di torta con un tè, anche se il locale offre il suo meglio la sera quando vengono serviti abbondanti e ricchi buffet freschi per l’aperitivo dalle 19:30 alle 22:00; il terzo (super) traditional  Piola da Celso in via Verzuolo, 40 (chiusa la domenica) dove i piatti sono quelle tipici delle trattorie piemontese con ingredienti genuini che provengono dal vicino mercato di c.so Racconigi e dalle ottime botteghe alimentari (panetterie, macellerie, salumerie, ...) di lunga tradizione della zona: molto buoni gli antipasti tipicamente piemontesi - delicata insalata russa, buon vitello tonnato all'antica (senza maionese), lingua con bagnet rus, tomini al verde e salame/i crudo/i, abbondanti e sostanziosi i primi, qui la scelta è di solito tra tagliatelle o tajarin al ragù, gnocchi al ragù o alla bava, agnolotti; i secondi non sono da meno e in inverno non manca mai il bollito con salse fatte in casa e lo stinco di maiale al forno. La spesa è davvero esigua, ci si sente come a casa, quasi parte della famiglia e - rispetto a cena quando il locale tende ad essere un po' affollato - a pranzo il clima è (quasi) rilassato! La quarta possibilità gastronomica in zona è invece ethnic, ovvero Da Demir il chiosco in Piazza Adriano (chiuso la domenica a pranzo) per assaggiare un delizioso e saporito kebab preparato solo con carne piemontese per un piatto etnico ma quanto mai locale.

Quando la bella stagione si avvicina, la tappa si fa obbligata da BioSenso in Via Vigone, 58/E per gustare gelati e granite siciliane ottimi, ma soprattutto BIO come dimostra il sapore davvero eccezionale; il top dei gusti: ricotta con gocce di ciocolato (per un ricotta addicted come me – il migliore del genere a Torino!), pere e noci macadamia e la granita alla mandorla o al cioccolato.


Se invece uno volesse farsi in zona una scorta di ottimi e fragranti grissini, arcinoto simbolo della torinesità gastronomica, l’indirizzo è via Frassineto, 10 dove nel Grissinificio del Borgo si possono acquistare grissini (lunghi o corti) e altri prodotti da forno (pane a lievitazione naturale, pizze, pasticceria secca e fresca) di grande qualità come mostra il fatto che proprio questi grissini sono serviti in una velina ad hoc con il proprio marchio in alcuni selezionati ristoranti del centro.


Per il percorso completo e approfondimenti: "L'altra Torino. 24 centri fuori dal centro" da pag. 181 a pag. 187

mercoledì 15 maggio 2013

Borgo San Paolo: dal vecchio al nuovo


Il secondo percorso in San Paolo ripercorre invece le trasformazioni urbanistiche che hanno coinvolto il quartiere negli ultimi anni e parte dall’area un tempo occupata dagli stabilimenti industriali della Lancia, che è stata riconvertita negli anni novanta da area industriale ad area residenziale, dando vita a quello che i torinesi usano oggi chiamare il Rione Lancia.


Il territorio interessato è quello tra via Lancia, via Caraglio, via Renier, via Issiglio, corso Rosselli e corso Trapani: significativi sono le coperture colorate ad onde che sovrastano queste nuove architetture e fanno da contraltare allo storico simbolo del quartiere, il grattacielo Lancia.


Il grattacielo realizzato negli anni cinquanta, fortemente voluto da Gianni Lancia, proprietario dell'omonima casa automobilistica: sulla sua sommità (è alto 14 piani) svettava la scritta Lancia che era visibile da molto lontano. Nel 2005, privato della sua insegna storica, è stato venduto dal gruppo Fiat ad una società controllata da Beni Stabili e dall'immobiliare torinese Gefim. Il grattacielo, dopo un lungo periodo in cui è rimasto vuoto, è stato occupato da diversi uffici che hanno ridato vita alle sue grandi pareti vetrate a cavallo di via Lancia. Attualmente gli uffici sono stati dismessi e gli appartamenti sono in vendita.


A poca distanza dal grattacielo si trova la Fondazione Merz, che - nata a Torino nel 2005 - ha gli obiettivi di tutelare e far conoscere il patrimonio artistico di Mario Merz e di promuovere iniziative legate all'arte e alla cultura contemporanea. La sede della Fondazione è l'ex centrale termica delle Officine Lancia, un edificio industriale risalente agli anni 1930 con una superficie complessiva di 3.200 m2 dei quali 1.400 destinati ad area espositiva.



Sempre in ambito artistico-culturale in Via Modane è attiva dal 1995, sull’area dell’ex-Fergat che produceva cerchioni per automobili, in un diafano parallelepipedo coricato progettato dall’architetto Claudio Silvestrin, la fondazione Sandretto Re Rebaudengo il cui obiettivo è sempre stato quello di far conoscere ad un pubblico sempre più ampio i fermenti e le tendenze più attuali nel panorama dell’arte contemporanea internazionale in tutto il vasto campo delle arti visive – pittura, scultura, fotografia, video, installazioni e performance – non solo grazie alle mostre, ma anche attraverso molteplici attività didattiche ed eventi collaterali di approfondimento.


Tra questi due poli culturali artistici del quartiere, anche il viaggiatore più distratto non può essere attratto dalla street art dei murales (realizzati all’interno del progetto Murarte) visibili scendendo verso il parcheggio del centro direzionale FIAT di C.so Ferrucci oppure sui disegni di Diabolik sulla facciata dello stabilmento della ex-Fergat che ospita oggi una stamperia artistica.




Nello stessa struttura ex-Fergat ha sede l'EUT3, Ecomuseo della Circoscrizione 3 realizzato nell'ambito del progetto Ecomuseo Urbano di Torino. L'EUT3 si compone di un allestimento permanente sulla storia della Circoscrizione, dei suoi quartieri, sulle trasformazioni storico-urbanistiche e sulle industrie del territorio e di uno spazio per le esposizioni temporanee.


L'altra strana e alta creatura (18m) della zona è il Palaroccia inaugurato dal CUS (Centro Universitario Sportivo) nel 2008 per gli appassionati di arrampicata indoor e costruito a partire dal recupero di una vecchia centralina dell'AEM utilizzata dalla Fiat, risalente al 1935.


Proseguendo verso sud si incontra il rione "Polo Nord" - chiamato così  per via della sua esposizione ai venti gelidi della Valsusa - che presenta ancor oggi l'originaria struttura di edilizia operaia e rappresenta un esempio di pianificazione ante-litteram, in quanto venne progettato e fatto costruire per volontà di una cooperativa di ferrovieri tra il 1912 e il 1916; quasi a evocarne il nome, nel boulevard della Spina Centrale, spicca L'Igloo di Mario Merz, particolarmente suggestivo alla sera con i neon rossi ad indicare i punti cardinali.


Il triangolo compreso tra corso Mediterraneo, corso Rosselli e corso Lione, fa parte della cosiddetta Spina 1, nell'ambito del progetto di riconversione delle aree un tempo occupate da binari ferroviari in superficie – che sono completamente interrati nel tratto da largo Orbassano a corso Peschiera – e quelle circostanti la Spina Centrale di Torino. Borgo San Paolo ha visto la riconversione di questo triangolo, un tempo occupato dagli stabilimenti industriali della Materferro, in zona residenziale. Il progetto sarà completato dalla costruzione da due edifici a torre nel vertice superiore di questo triangolo. Gli edifici, uno a destinazione terziario e l'altro a residenziale, avranno altezza rispettivamente di 100 e 65 metri.


Per il percorso completo e approfondimenti: "L'altra Torino. 24 centri fuori dal centro" da pag. 169 a pag. 177