martedì 29 luglio 2014

San Salvario: gastrotour in nome della varietà

San Salvario presenta l’offerta eno-gastronomica più ampia e diversificata dei fuori zona di Torino; da una parte conserva trattorie legate alla sua origine popolare dei primi del novecento, dall’altra la grande presenza extra-comunitaria dagli anni ottanta in poi ha portato alla nascita di molti locali di cucina etnica e internazionale; a questi si è aggiunta negli ultimi anni la creazione di una quantità incredibile di locali di destinazione non sempre così ben definita e con una qualità del cibo che spesso esula dalle priorità del locale.

Per quanto riguarda le trattorie, due sono quelle che conciliano qualità del cibo, informalità del locale e prezzi particolarmente contenuti e che, per pura coincidenza, si trovano l’una in faccia all’altra: l’Angolo dei Parin e Trattoria Bar Coco’s, enrambe in via Galliari, la prima al 29 e la seconda al 28.
L’Angolo dei Parin nasce come gastronomia e di quella conserva una vetrinetta dove fanno bella mostra gli antipasti tipici della cucina piemontese (viel tonné, insalata russa, tomini al verde), salumi e formaggi e i dolci (torte classiche e monoporzioni della tradizione al cucchiaio come bunet, panna cotta, tiramisu e zuppa inglese) che si possono consumare in loco o acquistati da asporto. Ottime soluzioni per il pranzo (primo + secondo proposti a 10 euro) con un buon mix di tradizione e innovazione e un ampia scelta giornaliera tra primi e secondi (menù di carne, pesce e vegetariano); la ristrutturazione dell’anno scorso l’ha declinato ancora maggiormente in versione bistrot francese con la possibilità di consumarvi colazioni o una fetta di torta accompagnate da te, caffè o cioccolata calda. Il locale è chiuso solo alla domenica tutto il giorno.
 A meta trà osteria e bar di paese, Coco’s è una sorta di reliquiario vivente del quartiere, dei suoi clienti e della fede torinista dei suoi gestori: sia che si venga per un bicchiere di vino, sia per un pasto al volo o di sostanza, la parola d’ordine è informalità, non a discapito però della cucina che in questi anni si è sempre mantenuta genuina e di buona qualità. Primi (buoni e spadellati al momento) a 5,50, secondi (vari tra freddi e caldi) a 6,50: il tutto servito con una buona dose di confidenza con il cliente – anche casuale – circondato da cimeli anni settanta e ottanta (tra tutti il distributore automatico di nocciole noccioline), tante fotografie, cartoline, insegne d’epoca e oggetti da mercatino delle pulci; il locale è aperto tutti i giorni tranne la domenica.

Lato pizza ben quattro le possibilità che offre il quartiere: sul podio Fratelli Pummarò (via Principe Tommaso 12/H), che propone - in spazi ridotti ma suggestivi con alti pareti di mattoni a vista – una pizza dal cornicione alto (nella migliore tradizione napoletana) con una perfetta lievitazione, morbida ma non gommosa, e superficie croccante, a cui si aggiungono una grande gentilezza ed velocità nel servizio; al secondo posto Masaniello e Turnat’ (Via Ormea, 1/B) con un locale davvero bello: molto bianco su cui spicca il rosso dei peperoncini dei centrotavola e delle cornici degli splendidi murales sulla storia di Masaniello, parquet in legno anticato, poltroncine neo-barocche retrò in velluto verde e sedie di design organico in noce scuro. Oltre ad una pizza napoletana molto buona, seppur con un cornicione un po’ sottile, panzerotti ripieni di ricotta fritti e non unti, peccato solo per il ripieno un po' freddo dei panzerottini con ricotta e sfiziosi dessert della tradizione napoletana (zeppole con nutella, babà, ricottine, …); seguendo via Ormea, verso corso Marconi, si incontra al n° 29 l’ultima arrivata del quartiere: MARFI che propone una pizza cotta al forno a legna con un impasto a metà strada tra quella tradizionale e quella napoletana; una pizza che sa di fuoco e di buono!

Un po’ fuori dalla zona della movida in direzione Nizza Millefonti, infine una delle pizzerie storiche di Torino: la Stadera (all’angolo tra via P. Giuria e corso Dante) ricorda i ristoranti degli anni 80/90 dove i camerieri non sono giovani studenti ma dipendenti che fanno quel mestiere da una vita, l'ambiente è elegante con belle tovaglie e un'illuminazione che conferisce classe e signorilità al tutto, la pizza è buona, napoletana con la crosta spessa ma croccante e le materie prime sicuramente di ottima qualità; molto invitanti sembrano anche i dolci che esulano da quelli tipici da pizzeria (panna cotta, bunet, crème caramel, ...) seppur presenti, ma offrono interessanti e golose novità (bavarese alla vaniglia con le castagne, meringata morbida con mandorle e cioccolato fuso, cheesecake con prugne). Prezzi nella media e proposte molto interessanti anche nei piatti cucinati in particolare per pesce e primi.
Ultima segnalazione in tema pizza: l’apertura di qualche mese fa di Cammafà, buonissima pizzeria napoletana con due sedi a Torino in zona Lingotto, in Via Silvio Pellico, 14.

A metà tra trattoria e ristorante, il Dausin (via Goito, 9) nasceva qualche anno fa’ come “progetto eco-gastronomico per la riduzione di emissioni di CO2”. Il nome Dausin, che in piemontese significa “vicino”, richiama infatti la filosofia dei gestori: utilizzare solo prodotti a KM0, ossia provenienti da zone limitrofe a Torino (il proposito era entro i 30 km di distanza), mantenendo un rapporto diretto con le piccole aziende. Allo scopo di limitare gli sprechi la cucina del Dausin offre una scelta limitata di piatti: 6/7 antipasti (di cui si possono scegliere anche quattro assaggi per comporre un piatto degustazione), 2/3 primi e 4/5 secondi (tra i quali sempre un’opzione vegetariana); la materia prima è acquistata su base giornaliera, non esiste un congelatore, garantendo così la freschezza e qualità dei cibi proposti. Il locale è chiuso solo alla domenica tutto il giorno.

Osteria, ma in questo caso pugliese e precisamente salentina, il Covo della Taranta propone in via Galliari 14/bis la cucina tipica pugliese: semplice, verace, a piccoli prezzi. A pranzo il menù con primo e secondo è proposto a 8,50, alla sera poco più del doppio a seconda anche se si mangia carne o pesce; pesce che qui non manca mai: sottoforma di cozze per gli spaghetti o l’impepata, fritto o insalata di mare (super fresca).
Si beve Primitivo o Malvasia, rigorosamente nelle terrecotte smaltate di Grottaglie, oppure la birra Raffo (abche lei pugliese, di Taranto).

Cibocontainer Bistrot (corso Marconi, 33/b) lo si potrebbe definire una gastronomia vintage di design post-industriale: si mangia su cassette riconvertite a tavoli scegliendo tra un menù aggiornato quotidianamento oppure scegliendo dalle vetrinette dove sono proposte ottime ricette di verdure o carne, disponibili anche per l’asporto.
Non mancano mai l’insalata Roby che propone un formaggio paglierina alla griglia con melanzate griglitate e misticanza, riso basmati profumato con uova in padella, paste della tradizione (ravioli del plin, Raviole della Val Varaita, …), risotti e dessert deliziosi; prezzi adeguati alla tipologia del locale, dai 10 ai 20 euro per un pasto completo.

Tante le gelateria, più o meno alternative, nate in questi ultimi anni: la mia preferita rimane la Cooperativa- Gelateria Naturale di S. Salvario - in via Berthollet, 13 - avviata e aperta grazie al metodo dell’azionariato popolare cooperativo (ACP e nel dettaglio la Cooperativa Sociale Articolo 4) che consiste nel finanziamento collettivo di attività commerciali e culturali che, anziché essere riservato ad un numero limitato di soci, coinvolge un numero il più elevato possibile di soggetti, soprattutto soggetti cosiddetti “non istituzionali”. Non a caso l’ambientazione è multietnica con un’equipe formata da persone di diverse nazionalità residenti in San Salvario. Pochi gusti, ma dal sapore vero delle materie prime utilizzate per prepararle provenienti dal circuito di Campagna Amica.


Parlando di street food, che ben si sposa con la giovanissima e mobile popolazione di S.Salvario, la tappa d’obligo è la Burgheria n° 3 che non è nata qui, ma vale la pena assaggiare nella sua sede di S.Salvario (le prime aperte sono in via del Carmine e via delle Orfane) quelli che restano i migliori hamburger american style di Torino: l'idea de La Burgheria è nata intorno al 2006, dai fondatori Sasha e Alessandro, incontratisi nel 1998 a San Francisco, con l’obiettivo di aprire a Torino un locale dove mangiare un buon hamburger per pranzo o per cena, appoggiandosi alla tradizione gastronomica della regione e del più elevato standard di qualità in tutti i settori alimentari.
 Per una pausa gastronomicamente al top, ma con interessanti ed economiche soluzioni per il pranzo in settimana, la scelta cade su Scannabue in largo Saluzzo, 25/H: un interno dominato dal  legno scuro a metà tra salottino inglese e bistrot parigino, gestito da tre amici: Gigi sommelier e Paolo ed Elisabetta, chef dall'estro artistico  ma con un occhio sempre attento alla tradizione culinaria regionale ed italiana. Materie prime da fornitori di prima qualità (pane di loro produzione con farine Mulino Marino, Pescheria Gallina, Macelleria Martini di Boves, Formaggi Parola di Saluzzo) e ampia e selezionata cantina (240 etichette) per un pasto di “alta qualità”

Tanti i ristoranti etnici, tanti considerato il carattere multiculturale del quartiere, il peruviano El Tambo in Via Berthollet, 37/F, che offre i piatti più tipici di quella che è considerata una delle variegate cucine del mondo, spaziando dal pesce alla carne passando per verdure, quinoa e amaranto. Tra le specialità: Empanadas (fagottini di pasta ripieni di carne e verdura), Papa rellena (Patata ripiena di manzo e verdure miste), Ceviche (Pesce persico marinato nel limone e cipolle crude), Papas a la huancaina (patate lesse con salsa di peperoncino dolce al formaggio), Lomo Saltado (carne con salsa di soia e verdure) e il Risotto Chaufa (riso saltato con un mix di carni, verdura e uova) e i dolci preparati in proprio: Alfajores (Biscotti con ripieno di dulce de leche e scaglie di cocco), Leche asada (Latte al forno), Arroz con leche (Dolce di riso al latte con cannella) e Picarones (Ciambelle di farina di zucca con zucchero caramellato).


Primo ristorante di cucina ebraica kosher in città, ALEF, proprio di fronte alla Sinagoga,  osserva la Kasherut, le regole dell'alimentazione ebraica, gli antichi dettami della Torah in cui alcuni cibi, come il maiale, il coniglio e i crostacei sono vietati, mentre le altre preparazioni culinarie seguono il principio della separazione, evitando ad esempio di mescolare carne e latticini.
Nel rispetto dei precetti della religione ebraica, il locale è chiuso di sabato, aperto di di domenica e propone una cucina che segue il ritmo delle stagioni, delle feste ebraiche con pietanze e dolci tipici della cultura ashkenazita, sefardita e italiana: il pane intrecciato, la challa per il sabato, i biscotti, le Orecchie di Amman, profumati e ripieni con semi di papavero o noci, serviti durante il carnevale di Purim e altre delizie come le melanzane con tehina, i falafel croccanti e piatti di pesce, come l'aringa con erba cipollina; tutto inaffiato da un bicchierino di vodka (assolutamente kasher).Non proprio ristorante, ma rimanendo in ambito etnico: una delle istituzioni di San Salvario multiculturale: Horas Kekab, per molti il miglior Kebab di Torino, per la maggior parte dei frequentatori del quartiere, un locale aperto (quasi) sempre dove gustare un ottimo kekab a un ottimo prezzo.
Se la passione culinaria si ferma ai cugini d’Oltralpe la tappa è alla Creperie Adonis, quasi accanto a Scannabue in largo Saluzzo, 25/E, dove assaggiare originali crepes (dolci o salate) tradizionali o nella versione galette bretonne, con farina di grano saraceno. Ottime materie prime selezionate, a metà tra gusti locali e sapori francesi, e farine provenienti dal Mulino della Riviera di Dronero (CN).

San Salvario vuol dire anche lungo Po e, perchè no, proprio come in tutte le grandi città storiche attraversate da un fiume consumare un pasto sulla riva del fiume, scegliendo ad esempio l'Imbarco del Re Perosino, che sorge al n° 53 di Viale Virgilio alle spalle del Castello del Valentino, dove si trovava un tempo l'antico approdo delle barche reali, fra le quali, la più nota era la settecentesca "Peota". Allora ormeggiava in un'apposita darsena con un passaggio sotterraneo verso il sovrastante Castello del Valentino, per eventuali vie di fuga e uscite notturne, come pare fosse in uso ai tempi di Madama Cristina, figlia del Re di Francia che il castello se l'era fatto costruire di suo gusto sul modello dei castelli della Loira. L'antica darsena ristrutturata ad inizio novecento in un gusto estetico da cottage inglese, da tre generazioni ospita il caffè ristorante e fino al 2000 ha conservato la tradizione del imbarcadero con barche in acqua per un giro sul fiume, fatto che nel dopoguerra aveva rappresentato il massimo svago estivo dei torinesi. La cucina è tipicamente piemontese, come tipicamente piemontese è il grande buffet di antipasti (freddi e caldi) presentati sul grande tavolo del locale: le candelle accese, le pareti di legno verniciato bianco, le stampe a tema caccia, la vista sul fiume contribuiscono a creare un'ottima atmosfera anche quando si consuma il pasto all'interno. Particolarmente interessante il Menù dei borghi che a 16 Euro propone il Grand Buffet di antipasti alla piemontese, bevande o dolce e acqua.

Da quartiere storicamente popolare, non possono mancare a San Salvario le botteghe alimentari storiche di qualità, in particolare le panetterie; due proprio su via Berthollet in prossimita di Piazza Madama Cristina: la storica Ubertalle, al n° 24/D, e la più moderna, Ficini, al n° 30, quasi boulangerie francese nelle luci e materiali un po’ provenzali; l’altra storica, in Via Galliari, 14 è la premiata panetteria Bertino, già fornitrice della Casa Reale, attiva a Torino dal 1854; questa panetteria è una delle poche in Europa a disporre di un forno in pietra funzionante che bisogna accendere ogni giorno, anche se non si cuocerà il pane. Oggi i Bertino riforniscono di pane la comunità ebraica e quella musulmana perché la loro produzione non fa uso di strutto.
I preferiti da Ubertalle: i grissini con gocce di cioccolato e zucchero semolato; l’eccellenza di Ficini: la focaccia genovese.
In ambito pasticcerie, si segnalano Castellino in via Principe Tommaso, 14/bis con una vasta scelta di paste fresche e secche, cioccolatini fatti a mano e torte. Tra le specialità: gli amarevoli, cialde mandorlate con cioccolato e brandy, i trifulin e i puciunin d’amur al grand marnier, il Torrone Morbidone, squisita ricetta nelle varianti al pistacchio, cioccolato, noci, caffè, limone, tradizionale bianco. Su piazza Madama Cristina, Pisapia, bar-pasticceria specializzato in dolci e specialità meridionali: mini cassatine, babà, cannoli siciliani ed una buona pastiera napoletana, oltre a sacher e fragranti brioches per la prima colazione.

Nessun commento:

Posta un commento